Così Bertolaso ha smontato la trappola

Un pantano, dentro il quale fatti veri, ipotetici e completamente falsi si mischiano fra loro rendendo il quadro indecifrabile. L’inchiesta sull’operato della Protezione civile, e quelle da essa derivate, stanno prendendo una piega velenosa e quindi pericolosa. Sfido chiunque a distinguere tra reati accertati, ipotesi investigative e voci di corridoio. Chi tira le fila di questo disegno ogni giorno distilla ai giornali, e quindi all’opinione pubblica, brandelli di presunte verità. Noi abbiamo il dovere di pubblicare e lo facciamo senza censure o reticenze ma la sensazione è che invece di chiarirsi lo scenario diventi sempre più oscuro.
Una volta, prima che il lavoro dei giudici si incrociasse in maniera così ambigua con la politica, accadeva più o meno così. Una procura apriva un’inchiesta, i pm indagavano lontano dalle ribalte televisive e terminato il lavoro il capo convocava una bella conferenza stampa e annunciava: Tizio, Caio e Sempronio sono accusati di questo e quel reato, le prove raccolte sono queste, ai giudici l’ardua sentenza. Oggi no, le comunicazioni giudiziarie sono affidate per lo più a Santoro e Travaglio, le battute del comico Crozza e della show woman Dandini diventano sentenze avallate dal marchio di qualità Rai. I processi si consumano in dirette televisive e sui giornali ancora prima che uno abbia ricevuto l’avviso di garanzia.
Vien da chiedersi a chi fa gioco tutto questo, a chi è utile tenere il governo in balia del pettegolezzo e del sospetto. Buon senso dice che ciò serve a chi vuole impedire, dopo il successo elettorale delle Regionali, che Berlusconi e la sua squadra affrontino in un clima sereno tre anni di lavoro, tanti ne mancano a fine legislatura, senza ostacoli politici da superare e un bel pacchetto di riforme da fare, a partire proprio da quella della giustizia. Diciamo questo perché non c’è nessuna logica tempistica tra i fatti incriminati, lo stato delle indagini e la messa in circolazione di atti più o meno coperti dal segreto. È come se qualcuno avesse il cassetto pieno di dossier e di giorno in giorno decidesse chi colpire e con che intensità.
Chiariamo, a scanso di equivoci, che siamo per perseguire i reati, tutti e a maggior ragione se commessi da persone che hanno ruoli politici e istituzionali. Ma quale crimine, per esempio, ha commesso il capo della Protezione civile Guido Bertolaso? Ancora non si è capito, esattamente, e ieri l’eroe dell’Aquila ha convocato una conferenza stampa per ribadire la propria innocenza. Mossa strana, perché nelle ultime ore non era successo nulla di nuovo che lo riguardasse. Vuoi vedere che dopo quelli di Scajola e Verdini il copione prevedeva che era arrivato il momento di aprire (anzi riaprire) il fronte Bertolaso, che in effetti era quasi finito nel dimenticatoio, così, tanto per fornire un po’ di materiale alla prossima puntata di Annozero? Bertolaso, mostrando al pubblico un assegno della moglie architetto a un imprenditore inquisito e documentando, con tanto di fattura, che si trattava di una regolare prestazione professionale, ha sventato la trappola mediatica che probabilmente oggi sarebbe scattata.

Se così fosse, domani a chi toccherà? Già girano le voci: in lista di attesa ci sono un paio di importanti ministri, un pezzo da novanta della filiera di comando di questa maggioranza, qualche ritorno e un paio di sorprese. Noi ovviamente racconteremo tutto ma, a differenza di altri anche autorevoli esponenti del centrodestra, restiamo perplessi. Se non è un complotto, certo è tutto molto strano.

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