Così cambia la missione a Kabul

Sul fronte afghano manderemo altri uomini e mezzi, come previsto, ma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, potrebbe concedere qualcosa in più dopo l’incontro alla Casa Bianca. Agli inizi di luglio cominceranno ad affluire nuove truppe in Afghanistan. Altri 400 uomini, che rimarranno fino a novembre. I rinforzi servono a garantire che le cruciali elezioni presidenziali del 20 agosto si svolgano senza grossi problemi. Anche l’aviazione farà la sua parte con altri 40 uomini, ma soprattutto un aumento dei velivoli a disposizione sul fronte afghano. In agosto arriveranno due C-27J, aerei da trasporto tattici per spostare truppe nel teatro di operazioni. In Afghanistan sono attesi anche tre elicotteri AB-212, che serviranno soprattutto per missioni Medevac, le evacuazione di vittime o feriti.
Ad Herat si attende, inoltre, lo schieramento dei due cacciabombardieri Tornado che ancora utilizzano la pista tedesca di Mazar i Sharif, più a nord. Quest’estate deve arrivare in Afghanistan pure l’altra coppia di Tornado. Anche se non hanno il permesso di effettuare bombardamenti, ma solo di raccogliere informazioni dall’alto.
Entro questo mese verrà decisa la data di partenza di altri 100 uomini, in gran parte carabinieri. Gli specialisti dell’Arma faranno parte della «Nato training mission», la nuova missione di addestramento della polizia afghana simile a quella già esistente in Irak.
Nell’incontro fra Berlusconi e il presidente Usa Barack Obama è possibile che si concordi l’invio di ulteriori truppe. Ai carabinieri, molto apprezzati dal generale Usa David Petraeus, potrebbero venir chiesti più uomini per rimettere in sesto la disastrata polizia afghana. Un altro passo avanti potrebbe essere il definitivo abbandono dei caveat, le restrizioni nazionali all’impiego dei contingenti sul terreno. Il ministero della Difesa ha già ridotto il tempo di risposta a una richiesta di intervento dalle 76 ore del governo Prodi a 6, ma si può fare di più. Per esempio permettere agli italiani vere e proprie operazioni offensive «ricerca e distruggi», contro la guerriglia talebana, come fanno americani e inglesi.

Anche un possibile intervento al di fuori del nostro settore, nelle zone più ostiche a sud, oltre il confine con lo schieramento della Folgore nell’Afghanistan occidentale, sembra oggi possibile rispetto al passato.
L’annunciata riduzione del 50% del contingente in Kosovo e anche degli effettivi in Libano servirà a liberare risorse, più che uomini, da utilizzare per il conflitto afghano.
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