Così la popolazione diventa scudo umano

È la prima straniera uccisa dopo tredici giorni di guerra. Ma Albina, la donna ucraina spezzata in due da una cannonata israeliana a Gaza, è morta - racconta il marito, Awni al Juri, rimasto vedovo e senza il figlio di un anno, sbalzato via dalle braccia della madre - perché uomini di Hamas lanciavano granate di mortaio e razzi nascondendosi dietro la sua casa. Un carro armato israeliano a 150 metri di distanza ha individuato il bersaglio e risposto al fuoco. La cannonata ha portato via una parte dell’appartamento. L’unico rifugio di Albina e della sua famiglia. La storia è stata raccontata dal New York Times, che descrive il dramma della popolazione a Gaza, spesso fra due fuochi.
I miliziani di Hamas, però, sono abilissimi a utilizzare i civili come scudi umani. Oltre a sfruttare moschee, ospedali e università per nascondere gli arsenali, installare comandi o scatenare attacchi. Le squadre di Hamas, della Jihad islamica e dei Comitati della resistenza popolare, che lanciano i razzi da Gaza, lo fanno dalle zone più abitate. Quando gli israeliani rispondono al fuoco rischiano ogni volta di colpire dei civili. Un dossier preparato dal Centro di informazione sul terrorismo, composto da ex agenti dell’intelligence israeliana, denuncia l’utilizzo di Hamas degli scudi umani e altre tattiche che sembrano fatte apposte per attrarre il fuoco su obiettivi civili. Nizar Rayyan, uno dei leader di Hamas ucciso all’inizio dell’operazione Piombo fuso a Gaza, teorizzava apertamente l’utilizzo di scudi umani contro i raid aerei israeliani. Nonostante la famiglia sia stata avvisata che la sua casa sarebbe stata bombardata non ha fatto uscire nessuno.
Diverse fotografie mostrano giovani palestinesi utilizzati come “cuscinetto” dai miliziani impegnati in battaglia con i soldati israeliani. «Talvolta i bambini sono volontari, ma in altri casi vengono incoraggiati dai terroristi», si legge nel rapporto israeliano. Nel marzo 2008, durante l’operazione Inverno caldo, un soldato dello stato ebraico ha visto un bambino che andava a raccogliere le armi di un miliziano di Hamas appena eliminato. Gli israeliani non hanno sparato nella convinzione che il ragazzino fosse stato obbligato. Nel marzo del 2007 la televisione di Hamas, Al Aqsa, ha mobilitato i civili per raggiungere la casa di Abu al Hatal, un noto comandante, con l’obiettivo di evitare un attacco dal cielo. Delle catene umane hanno protetto la palazzina. Un anno prima 200 donne disarmate sono intervenute per fermare il fuoco israeliano e far scappare i miliziani asserragliati nella moschea di Al Nasser a Beit Hanoun. Nella riunione del gabinetto israeliano del 31 dicembre, Yuval Diskin, capo dello Shin Bet, l’intelligence interna, ha rivelato che gli operativi di Hamas trovano rifugio negli ospedali della Striscia. All’ospedale Shifa di Gaza utilizzano i camici per camuffarsi.
Il 2 gennaio l’aviazione israeliana ha bombardato la moschea di Khulafa a Jabaliya utilizzata sia come arsenale che come comando operativo. La catena di esplosioni seguite all’attacco ha dimostrato che c’era una santabarbara. La sala operativa della polizia di Hamas, nel nord della Striscia di Gaza, si sarebbe spostata all’ospedale Kamal Adwan, secondo l’intelligence israeliana. Diverse case di operativi di Hamas, in zone altamente abitate, sono state trasformate in laboratori per armi ed esplosivi. Talvolta capita qualche incidente e le case-laboratorio saltano in aria da sole. I lanciatori palestinesi di razzi o colpi di mortaio si piazzano spesso vicino alle scuole.

Quattro membri della Jihad islamica sono stati uccisi il 6 marzo 2008 mentre si stavano preparando a lanciare razzi su Israele presso la scuola Al Maari nel sud della Striscia. I cecchini preferiscono i tetti dei palazzi più alti, anche se sono pieni di civili, come dimostrano le fotografie scattate dagli israeliani.
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