Cosima e Sabrina a processo ma forse usciranno già oggi

Per madre e figlia l’accusa è concorso in omicidio volontario, Michele Misseri risponderà solo per l’occultamento del cadavere

Cosima e Sabrina a processo  ma forse usciranno già oggi

Taranto - Il processo si farà. Dopo il fiume di parole che ha accompagnato mesi scanditi da poche certezze e tanti dubbi, la tragedia di Sarah Scazzi, 15 anni, uscita di casa per andare al mare il 26 agosto dell’anno scorso e trovata 42 giorni dopo in fondo a un pozzo, è destinata ad approdare in un’aula della Corte d’Assise di Taranto. E tra gli imputati ci saranno Cosima Serrano e Sabrina Misseri, madre e figlia, rispettivamente zia e cugina della vittima, da tempo in carcere e chiuse nella stessa cella: lo ha deciso il gup Pompeo Carriere, che le ha rinviate a giudizio per concorso in omicidio volontario, sequestro di persona, soppressione di cadavere e furto aggravato del telefonino della ragazzina.

Secondo il magistrato sono state loro: le donne hanno ucciso, mentre altri le hanno aiutate a far sparire il corpo per celare quel pomeriggio di follia e morte ad Avetrana, un delitto innescato da una gelosia feroce e coperto con una lunga serie di menzogne e depistaggi. Inoltre, Sabrina è accusata anche di calunnia ai danni della ex badante di casa Scazzi, la romena Maria Ecaterina Pantir.

Il giudice per l’udienza preliminare ha sostanzialmente accolto la tesi della Procura e ha disposto il processo anche per Michele Misseri, marito di Cosima e padre di Sabrina, l’ex orco divenuto capro espiatorio e testimone chiave, l’uomo dalle tante parole e dalle tante lacrime, il contadino che in carcere ha scoperto la lettura e anche la scrittura dedicandosi a lettere e memoriali per urlare la sua colpevolezza: è accusato di concorso in soppressione di cadavere, furto aggravato e danneggiamento seguito da incendio degli effetti personali di Sarah.

Il giudice ritiene che l’agricoltore abbia nascosto il corpo della ragazzina con la complicità di nipote e fratello, Cosimo Cosma e Carmine Misseri, anche loro rinviati a giudizio. Il processo è stato fissato per il 10 gennaio. Ma nel frattempo le principali imputate, Cosima e Sabrina, potrebbero tornare in libertà perché già oggi il Tribunale del Riesame dovrà decidere sulla richiesta di annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. Dinanzi ai giudici, però, potrebbero essere portati nuovi elementi raccolti dalla Procura, tra i quali un’intercettazione in cui Michele Misseri, parlando in carcere con una parente su quanto accaduto nella villa di via Deledda il giorno del delitto, usa il plurale dicendo: »Abbiamo pulito».

L’agricoltore, dopo aver accusato la figlia nel corso delle indagini, ha fatto una perentoria retromarcia sostenendo di essere stato indotto a mentire e prendendosi tutta la responsabilità del delitto. Ma non è servito a modificare la ricostruzione degli inquirenti, e neanche a evitare il rinvio a giudizio di moglie e figlia. «Me l’aspettavo, ma sono io il colpevole, lo dirò fino alla fine», dichiara il contadino. Che aggiunge: «Non ci sono prove contro di loro, non mi perdoneranno, per causa mia sono dentro».

Sempre ieri il il gup ha ordinato il processo per favoreggiamento nei confronti di Antonio Colazzo, Cosima Prudenzano e Giuseppe Nigro, rispettivamente cognato, suocera e amico di Giovanni Buccolieri, il fioraio – attualmente indagato per false dichiarazioni ai pm - che prima disse agli investigatori di aver visto Cosima mentre costringeva Sarah a salire in macchina e poi ritrattò sostenendo di aver sognato; per sua cognata, Anna Scredo, è stato disposto il non luogo a procedere. Inoltre il giudice per l’udienza preliminare ha rinviato a giudizio per tentativo di favoreggiamento personale e intralcio alla giustizia, Vito Russo, ex avvocato di Sabrina.

Sono stati invece assolti perché il fatto non sussiste gli altri tre avvocati giudicati con rito abbreviato: Emilia Velletri, moglie di Russo, accusata di concorso in distruzione di atti veri, Francesco De Cristofaro, al quale era stato contestato il reato di infedele patrocinio, e Gianluca Mongelli, chiamato a rispondere di tentato favoreggiamento personale.

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