Barletta, morta dopo il test: scambiate etichette alle fiale

Morta per un’etichetta sbagliata. È questa la pista seguita dalla procura di Trani nelle indagini sulla tragica fine di Teresa Sunna

Barletta, morta dopo il test:  scambiate etichette alle fiale

Morta per un’etichetta sbagliata. È questa la pista seguita dalla procura di Trani nelle indagini sulla tragica fine di Teresa Sunna, la commercialista di 28 anni che ha perso la vita sabato scorso per «asfissia da blocco di emoglobina» mentre si sottoponeva a prove di intolleranza alimentare in un laboratorio medico privato di Barletta.

Gli esami eseguiti sulla sostanza ingerita dalla donna hanno accertato che il sorbitolo, un integratore utilizzato normalmente per i test, era del tutto assente: nella soluzione c’erano invece un’alta concentrazione di nitrito di sodio e probabilmente anche sali di lavorazione. Ecco perché prende consistenza l’ipotesi di un errore di confezionamento o etichettatura successivo alla produzione. L’esito delle analisi costituisce una svolta nelle indagini dirette dal procuratore Carlo Maria Capristo, il quale precisa che ora l’obiettivo è capire in quale passaggio della filiera si sia verificato l’errore.

L’azienda che produce il sorbitolo è la Cargill di Castelmassa, in provincia di Rovigo. L’amministratore delegato, Daniele Meldolesi, ieri si è incontrato con gli inquirenti di Trani. «Noi non produciamo nitriti», ha dichiarato assicurando che la ditta segue «protocolli molto rigorosi» e utilizza confezioni da 25 chilogrammi in su. Il laboratorio medico di Barletta, dove è stata sequestrata una confezione da cinque chili, ha acquistato la sostanza su eBay da un’azienda irlandese, la Mistral.

La polizia, in collaborazione con l’Interpol, ha appurato che gli altri clienti che hanno acquistato la stessa partita di sorbitolo si trovano in Belgio, Francia, Lettonia e Gran Bretagna. Intanto, migliorano le condizioni delle due donne ricoverate dopo aver ingerito la stessa soluzione.

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