Coronavirus, Capua: "Contagio può calare senza fermarsi del tutto"

L'esperta è certa che le contromosse diano riscontri positivi, ma guai ad abbassare la guardia. E insiste: "Fondamentale fare i tamponi a medici e infermieri"

Da Wikipedia
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Le misure di contenimento contro il coronavirus stanno funzionando. I primi timidi segnali positivi stanno (finalmente) arrivando e si inizia a intravedere un po' di luce in fondo al tunnel dell'incubo rappresentando dalla pandemia di Covid-19. Ma guai a cantar vittoria troppo presto, abbassando la guardia, perché è comunque possibile che il contagio non si fermi del tutto.

Intervistata da Corriere della Sera, Ilaria Capua commenta i risultati (positivi) delle contromosse adottate dall'istituzioni e dalle autorità sanitarie, che si sono registrati negli ultimi giorni, e guarda però oltre ai numeri, ponendo l'accento sulla necessità dell'esame del tampone al personale medico e sanitario degli ospedali italiani:"È fondamentale fare il tampone ai dottori e agli infermieri. Questo sì, ma per quanto riguarda la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie ho qualche perplessità. Non siamo coreani e nemmeno cinesi, dove queste tecnologie sono state utilizzate".

Qui la titolare dell'One Healt Center of Excellence dell'Università della Florida si riferisce alle tecnologie di tracciamento delle persone potenziali vettori di coronavirus.

La virologa, dunque, insiste su un'altra urgenza: quella di difendere i più deboli: "L'unica cosa da fare è proteggere soprattutto le persone fragili. Gli immunodepressi perché magari hanno un tumore. Chi soffre di malattie croniche come cardiopatie o diabete. Occorre entrare nell'ordine di idee che tutti, ma soprattutto queste persone, per un 'certo numero di mesi' dovranno proteggersi. Probabilmente il contagio non si fermerà anche se rallenterà". Nei giorni scorsi la Capua aveva lanciato un'allarme per la Lombardia, sostenendo che nella regione del Nord Italia il virus si stesse muovende e stesse circolando tra la popolazione in modo strano, anomalo, senza che si riesca a capire il perché.

A seguire l'espertpropone un ripensamento (quasi) in toto del Sistema sanitario nazionale, allo stremo delle forze e messo in ginocchio dal coronavirus: "Andrà ripensato perché dovrà farsi carico di queste persone che non sempre sono anziani, al di fuori della società produttiva. Sono persone che hanno ancora la loro vita lavorativa".

Ma quello italiano, chiosa la Capua, rappresenta comunque un modello di contrasto alla pandemia di coronavirus che, al netto degli errori fatti, può fare scuola, indicando il sentiero da imboccare, e insegnando agli altri Paesi del mondo come lottare in prima linea e in trincea avanzata contro la minaccia.

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