Certo, le immagini della popolazione civile palestinese ridotta alla fame, al netto della sua diffusa complicità con i terroristi di Hamas, sono strazianti, ma non è che prima della reazione israeliana quell'angolo di mondo fosse un'oasi di tranquillità e benessere. E non lo era, tra l'altro, perché la gerarchia di Hamas, ma in generale delle autorità palestinesi, oltre che tra le più feroci, è anche tra le più corrotte al mondo.
Mentre il popolo arranca tra povertà e degrado, i suoi capi hanno accumulato ricchezze personali che li pongono tra gli uomini più benestanti al mondo. Un interessante articolo uscito ieri sul Corriere della Sera a firma di Federico Fubini ricostruisce, citando fonti affidabili, la stima del patrimonio occultato all'estero dai tre leader dell'organizzazione terroristica che governa su Gaza: quattro miliardi per Ismail Haniyeh, capo politico e ministro dell'Autorità palestinese; quattro miliardi è la ricchezza di Khaled Mashal, leader storico; tre miliardi il patrimonio di Musa Abu Marzouk, capo dell'ufficio di relazioni con l'estero. Va da sé che le loro famiglie non vivono nei tuguri sotto le bombe, bensì all'estero Turchia e Qatar in eleganti dimore e lussuosi hotel.
Tutto ciò non è una novità. Al momento della morte, avvenuta nel 2004, Yasser Arafat, leader dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, lasciò un patrimonio personale superiore a 1,3 miliardi di dollari frutto di distrazione di fondi e corruzione e si scoprì che ogni mese mandava alla moglie, esule a Parigi, un assegno di centomila dollari per fare fronte alle esigenze personali.
Insomma, a derubare ed affamare i palestinesi è storia provata - non sono stati certo gli israeliani, bensì i palestinesi stessi, oltre ai Paesi arabi presunti amici che da sempre li tengono in povertà per poterli aizzare all'occorrenza. Se il Qatar avesse investito a Gaza un decimo di quanto fatto in Europa per comperare interi quartieri di diverse capitali per non parlare del business del calcio - oggi la Striscia sarebbe una piccola Svizzera. Invece no: la povertà chiama la bruttezza dei luoghi, che a sua volta chiama ignoranza e bruttura degli uomini, elementi indispensabili per perpetuare la guerra contro il diritto all'esistenza di Israele e arricchire a dismisura gli ideologi antisemiti.
Com'è
che si dice? Per capire un problema c'è un solo modo sicuro: segui i soldi e, nel caso, si scoprirà che metà dei finanziamenti umanitari al popolo palestinese finisce in armi e l'altra metà nelle tasche dei suoi dirigenti.
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