Indagato per molestie il capo del tribunale del caso Grillo junior

La denuncia di una giudice che ha lasciato la Sardegna. Il fascicolo già ai pm di Roma

Indagato per molestie il capo del tribunale del caso Grillo junior

Non c'è solo il caso del presunto stupro di Ciro Grillo e dei suoi amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria ad agitare il palazzo di giustizia di Tempio Pausania. Se da un lato la vicenda relativa al figlio del fondatore del Movimento Cinque stelle si arricchisce di nuovi particolari e sebbene il processo a carico del ragazzo e dei suoi amici non sia neppure iniziato, nei corridoi del tribunale sardo da settimane si respira una bruttissima aria.

Il perché è presto detto. All'inizio erano solo delle voci, poi il sospetto si è trasformato in certezze ed è esploso in tutta la sua gravità. Tra un'importante giudice del tribunale e il presidente Giuseppe Magliulo da tempo sarebbe in corso una battaglia giudiziaria di cui si starebbe occupando sia la Procura di Roma - competente territorialmente sul distretto giudiziario di Tempio Pausania - sia il Consiglio superiore della magistratura, dove sarebbe già aperto un procedimento disciplinare di cui si sarebbe discusso con lo stesso Magliulo alla fine dello scorso mese di aprile. Secondo alcune fonti contattate, il procedimento era stato assegnato prima al sostituto Pg che segue le procedure disciplinari in funzione di accusa Mario Fresa, poi sarebbe stato assegnato a una donna.

Ma non si tratterebbe di una semplice schermaglia tra il presidente e una sua giudice, come può succedere in un ufficio giudiziario per incomprensioni o divergenze. L'accusa che riserva a Magliulo un giudice donna, arrivata a Tempio solo qualche anno fa per potenziare l'organico, ingolosita dai vantaggi professionali nello scegliere il tribunale gallurese, considerata sede disagiata, visti gli incentivi previsti (economici, di carriera e pensionistici), ma la cui identità è ancora segreta, sarebbe pesantissima: molestie sessuali. Tanto che la giudice peraltro non sarebbe più residente in Sardegna ma sarebbe tornata nella sua regione di origine già a dicembre, in attesa che la questione si chiarisca.
L'indagine penale su Magliulo sarebbe già incardinata, e non è escluso che nei prossimi giorni ci possano essere degli sviluppi, come l'arrivo di un 415bis, vale a dire un avviso all'indagato della conclusione delle indagini preliminari.
Ma al netto delle eventuali responsabilità del presidente del tribunale, che dovranno emergere solo da un eventuale procedimento a meno che il pm non decida per l'archiviazione, c'è una questione di opportunità su cui tutti si interrogano: è normale che un tribunale alle prese con un delicatissimo processo, i cui esiti sono imprevedibili sebbene molte delle prove siano di dominio pubblico o quasi (dal video delle presunte molestie ad alcune incongruenze nelle testimonianze rilasciate ai carabinieri e poi ai giornali), sia guidato da un magistrato su cui pende un'accusa gravissima, quella di aver molestato un giudice donna? Questa è la domanda che circola negli ambienti giudiziari galluresi.

A complicare il processo è arrivata la deposizione alla Procura di Tempio della madre di Ciro Grillo, Parvin Tadjik, che scagionarebbe il figlio Ciro Grillo e i suoi amici dalle accuse di stupro mosse dalla ragazza. Secondo il racconto fatto dalla donna al procuratore Gregorio Capasso e dal pm Laura Andrea Bassani, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 la notte di sesso sarebbe avvenuta non nell'appartamento di proprietà di Beppe Grillo ma in una dependance messa a disposizione da un'amica, il cui nome è protetto per la privacy, poco lontano da casa Grillo. Due dependance divise da un patio, è la versione della Tadjik. Per la signora Grillo «i ragazzi erano tutti tranquilli, avevano conosciuto due ragazze che si erano fermate da loro perché non se la sentivano di rientrare a Porto Pollo e che avevano fatto una spaghettata insieme».

Nessuno della servitù né la notte né al mattino seguente si sarebbe accorto di nulla,

tranne per un particolare: «Mangiavamo insieme tutti i giorni alle 14 ma quel giorno sono arrivati alle 15. Per questo ho chiesto spiegazioni e mi dissero di aver fatto tardi per aver accompagnato le due ragazze ad Arzachena».

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