Lo aveva chiesto l'Europa, con la sua agenzia per la tutela dei diritti fondamentali e i musulmani rispondono. L'Unione faccia "maggiori sforzi per aumentare la partecipazione dei musulmani ai processi decisionali", avevano detto i pasdaran europei. E così i movimenti e i gruppi islamici si stanno organizzando per invadere in massa le democrazie del Vecchio Continente.
Facciamo qualche esempio. Se in Italia da qualche tempo si sta organizzando una Costituente islamica portata avanti da alcuni esponenti della comunità musulmana del Belpaese, sopratutto milanese (tra i fondatori c'è il noto Hamza Piccardo), in Svezia le cose sono un po' più avanti. Come racconta Judith Bergam in una inchiesta per il Gatestone Institute, alle elezioni del 2018 si è candidato il parito Jasin, fondato dall'iraniano Mehdi Hosseini e guidato da Sheijh Zoheir Eslami Gheraati, un imam che vive a Teheran.
In Francia le sigle sono molteplici. Molte sono attive soprattutto a livello locale, ma ci sono anche movimento come il Pej (nato nel 2012), l'Umdf e i Francesi e Musulmani, che promuovono l'introduzione di cibi halal nelle scuole e altre richieste islamiche.
In Olanda invece Tunahan Kuzu e Selçuk Öztürk, due turchi per molto tempo deputati nelle fila del partito laburista dei Paesi Bassi, hanno fondato il partito Denk con cui vogliono fermare il presunto "razzismo" degli olandesi e creare una "polizia dell'antirazzismo". Da perfetti filoturchi non riconoscono il genocidio degli armeni, però vogliono che in Olanda non si usino più parole come "immigrato" e "integrazione". La loro idea di integrazione infatti è diversa da quella che immaginiamo noi: non significa infatti accettare la cultura del Paese ospitante, ma mantenere le proprie idee. Sono gli autoctoni che devono "accettare" la cultura di chi li invade.
In Belgio invece è nato il Movement X, un partito islamico fondato da Dyab Abou Jahjah. Non proprio un snto: nel 2017 dopo un attentato a Gerusalemme non pensò di condannare l'atto, ma disse che per avere la Palestina libera bisogna usare "ogni mezzo possibile". Per questo il quotidiano dove lavorava, il De Standaard, decise di licenziarlo. E lui che considera uno "stupro culturale" far integrare i musulmani in Occidente, ha deciso di mettere su un partito. Non basta? Secondo quanto riporta La Verità, Jahjah in occasione dell'112 settembre avrebbe anche detto che in quel giorno tutti gli islamici "hanno provato una sottile sensazione di rivalsa". Mica male.
Sempre in Belgio, questa volta a Molenbeek, Anderklecht e Liegi, è attivo il parito di nome "islam" e a Bruxelles ha anche presentato un candidato sindaco. Si chiama Michel Dardenne, un convertito che sperava di rendere realtà quello che lo scrittore francese Michel Houellebecq ha immaginato nel suo romanzo "Sottomissione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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