Istat, risale la disoccupazione. Male anche le statistiche sui giovani

Cresce la disoccupazione. I dati fanno registrare un incremento anche per il tasso riguardante le giovani generazioni. Tutti i numeri dell'Istat

Istat, risale la disoccupazione. Male anche le statistiche sui giovani

Il tasso di disoccupazione è cresciuto sino a toccare il 10,1%. Una sottile inversione di tendenza rispetto alle rilevazioni dell'ultimo mese estivo. Le statistiche sono temporanee e riguardano quanto fatto registrare durante il mese di settembre, ma è pacifico che, dopo sessanta giorni di rimonta, questo coefficente si sia esteso di 0,3 punti percentuali.

A dirlo è l'Istat, che parla della diminuzione di 34mila lavoratori. Con il tasso, giocoforza, cala pure il numero delle persone impiegate. Vale la pena sottolineare alcuni aspetti: i lavoratori a tempo sono un po' di più (+27mila), mentre quelli indeterminati si sono ridotti (-77mila). Un altro insieme di lavoratori che pare destinato a gonfiarsi con costanza è quello contenente gli indipendenti: le statistiche settembrine raccontano di un incremento pari a 16mila unità.

La situazione delle giovani generazioni, poi, non sembra destinata a migliorare. Lo stesso Istituto nazionale di statistica ha rilevato come il tasso di disoccupazione giovanile sia levitato dello 0,2%. Bisogna precisare che quando si parla di disoccupati in età giovanile, ci si riferisce a quella fascia anagrafica che va dai 15 ai 24 anni. Ma sono le cifre annuali a destare più di qualche preoccupazione: la diminuzione complessiva, per quel che concerne l'anno corrente, è di 3 punti percentuali.

Dopo la pubblicazione dei dati in questione, l'opposizione reagisce addossando le responsabilità del caso al governo e, in particolare, all'azione del ministro competente in materia di lavoro: "Primi effetti del decreto dignità: eravamo scesi sotto il 10% e

oggi invece la disoccupazione torna a salire. Bravo Di Maio, capolavoro! #Istat". A commentare per prima i numeri sulla disoccupazione appena descritti, è stata Maria Elena Boschi, attraverso un post su Twitter.

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