La strana idea della democrazia à la carte

La strana idea della democrazia à la carte

È un'idea commendevole quella di Hamza Piccardo, ex presidente dell'Ucoii, ovvero la maggiore organizzazione islamica italiana, quella di dare al suo mondo «una rappresentanza democratica che possa interagire con le istituzioni, i media e l'insieme della società civile». Comprensibile poi che l'idea, come lui dice, sia quella di «votare un'assemblea costituente islamica on line»: certo, on line. Quella cosa che democratica sembra, ma democratica non è. Il modello Cinque Stelle ha dato i suoi frutti nell'addensare in diretta lo scontento e la distanza culturale da una classe dirigente confusa e a volte spaurita, e questo può portare ottimi frutti politici, lo si è visto. Una costituency sparpagliata e diversificata, un computer unico.

Eppure non basta la forma principe della democrazia, ovvero il partito, così come non bastano le elezioni («un rimedio che certe società devono prendere a cucchiaini» ha detto il grande storico del Medio Oriente Bernard Lewis) perché un voto si risolva nella maggior gloria della democrazia stessa. Non è successo in tanti casi: per esempio con Erdogan, dittatore che ha vinto tre volte le elezioni, o con l'egiziano Mursi, che portò col voto la fratellanza musulmana al potere per poi franare sullo scontento.

È il contenuto, il programma, il credo quello che può garantire o meno che un partito sia o meno parte dello spettro democratico. La domanda è quindi: un partito islamico avrebbe oggi le caratteristiche per contribuire al nostro concetto di pluralismo, di democrazia, di dibattito delle idee? La risposta sincera è che la cosa appare molto problematica: l'Islam è assertivo quanto l'Europa è dubbiosa, si espande quanto l'Occidente si contrae, propone le sue dottrine quanto noi siamo tremuli sulle nostre. Il nostro tasso di crescita è miserabile quanto il loro è verticale, la crescita numerica li ha portati nel giro di quattro anni a 40 milioni di persone, sei milioni in Germania, 5 in Francia, 3 in Inghilterra e poco dopo vengono l'Italia, l'Olanda, il Belgio. L'Europa cristiana non fa più figli mentre si moltiplicano le Molenbeek in cui la frustrazione ha matrici non solo sociali ma semmai a una crescita sociale che resta ancorata al desiderio di sopraffazione culturale. Una organizzazione estremista, Sharia4Belgium, nel suo programma scriveva «Noi abbiamo salvato l'Europa dall'oscurità. Noi abbiamo la soluzione adatta per tutti i problemi: essa scaturisce dalla legge divina, ovvero dalla Sharia». Adesso, stando a tutte le indagini Pew, le più accertate, l'affezione alla Sharia del mondo islamico è di gran lunga maggioritaria. Ma non ci si accusi di islamofobia, perché non c'entra niente, quando diciamo che un gruppo islamico che si costituisse in Italia come partito dovrebbe essere chiaro su questo: niente corti islamiche come in Inghilterra, niente poligamia, illegale, niente velo che nasconde la faccia e atteggiamenti oppressivi verso le donne, l'antisemitismo, e naturalmente, una decisissima posizione di rifiuto verso il terrorismo. Si può fare? Sembra difficile al momento: ci sono tanti segnali che l'adesione all'Islam alle volte abbia un carattere politico oltreché religioso, e che punti per aspera ad astra, viste le prospettive demografiche e morali.

I turchi in Germania pensano per il 32 per cento che «I musulmani si devono battere per tornare a un ordine sociale come quello dei tempi di Maometto»; un terzo pensa che «il pericolo che l'Occidente rappresenta per l'Islam giustifica la violenza», un quarto che «i musulmani non devono stringere la mano alle donne». Nel maggio scorso a Londra la maggiore associazione caritativa ha affittato centinaia di spazi pubblicitari sugli autobus per proclamare la gloria di Allah. Un terzo degli adulti ha detto di non sentirsi parte della cultura britannica, il 47 per cento che l'Islam è la parte più importante della loro identità. È loro diritto. Dunque, possono far parte di una democrazia occidentale? Oppure no?

Lo è quando immaginiamo le nostre reazioni confuse, sballate, sempre in ritirata...

pronti a passare sopra la poligamia, a confondere la libertà di opinione con l'incitamento e l'ostracismo religioso e persino l'odio contro gli infedeli. Insomma, visto che pochi ne hanno il coraggio, va detto chiaro: l'Islam non è mai stato democratico.

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