Anche la nonna materna del piccolo Eitan Biran, Ester "Eggy" Peleg, è indagata dalla procura di Pavia per sequestro di persona. Ieri il medesimo provvedimento ha raggiunto il nonno Shmuel Peleg. E intanto lo zio Or Niko, nel corso di un'intervista rilasciata all'emittente israeliana N12, ha lanciato un'accusa pesante nei confronti dei due: "Tengono il bambino come vengono tenuti i soldati israeliani nelle prigioni di Hamas". Proprio questa mattina, è stata presentata al tribunale di Tel Aviv un'istanza per il rientro in Italia del piccolo, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.
Niko è il marito di Aya Biran, affidataria in Italia di Eitan. Lo scorso sabato il bimbo è stato prelevato dal nonno e portato, con un volo privato partito da Lugano, in Israele senza avere alcuna autorizzazione. Da giorni gli agenti della Squadra mobile di Pavia, coordinati dal procuratore Mario Venditti e dal sostituto Valentina De Stefano, hanno iniziato le verifiche per capire se la donna sia stata coinvolta in qualche modo nel rapimento. Il ruolo della Peleg, dunque, è ancora da chiarire: potrebbe infatti aver aiutato l'ex marito a portare il piccolo in Israele.
Il primo ad accusare la nonna materna è stato lo zio paterno di Eitan, che vive a Pavia con la moglie Aya, tutrice legale del piccolo. Nonostante le prime voci raccontassero che la Peleg fosse rientrata in Israele qualche giorno prima del rapimento, Aya ha raccontato che il nonno - quando è arrivato per prendere Eitan, visita che gli era stata concessa - ha parcheggiato lontano dall'abitazione. Dunque non è ancora certo se ci fossero altre persone ad attenderlo.
Oggi la famiglia paterna del bambino ha rilanciato le accuse: "La famiglia Peleg - ha aggiunto - nell'intervista a N12 Or Nirko - si rifiuta di dire dove il bambino si trova. Lo nascondono in una specie di buco". La famiglia ha anche provato a rintracciare Eitan in ospedale, ma senza successo. Aya e Nirko temono che dietro il rapimento non ci sia solo il nonno"Shmuel Peleg non ha agito da solo ma ha avuto un grande aiuto altrimenti non avrebbe potuto organizzare un'operazione del genere. Non abbiamo prove ma c'è un'indagine della polizia. Eitan è cresciuto tutta la sua vita in Italia. Non ha mai vissuto in Israele e non ha amici lì".
I due, concludendo l'intervista, hanno ammesso che temevano che qualcosa del genere potesse accadere: "Malgrado i nostri avvertimenti, il Tribunale ha consentito alla famiglia Peleg di proseguire le visite e questo è quanto è avvenuto. Nel momento in cui si è presentata l'occasione hanno rapito il bambino".
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