Ha ucciso a martellate la consorte, probabilmente a seguito dell'ennesima lite. E nei giorni scorsi è stato dunque condannato all'ergastolo per omicidio volontario. Protagonista della vicenda che arriva da Livorno è un uomo di 56 anni originario del Marocco, Youssef El Haitami, che dovrà quindi scontare con la detenzione a vita l'omicidio della moglie Ginetta Giolli, 62nne. Stando a quanto riportato da Il Telegrafo, i fatti risalirebbero allo scorso anno: i due si erano conosciuti oltre un quinquennio fa e si erano sposati nel 2018, ma da tempo non vivevano più insieme (se non saltuariamente).
Tanto che alcuni dei vicini di casa della coppia, vedendoli spesso litigare, avrebbero anche avanzato l'ipotesi di un matrimonio di convenienza, visto che a coronamento della funzione l'extracomunitario aveva ottenuto la cittadinanza italiana. Sta di fatto che gli screzi fra i coniugi erano piuttosto frequenti: durante le indagini, i residenti del quartiere della città toscana nel quale vivevano hanno più volte dichiarato agli inquirenti di sentire spesso l'uomo e la donna litigare. Sempre secondo il quotidiano livornese poi, alla moglie non andava proprio giù il fatto che il coniuge rincasasse molto spesso ubriaco. In quei casi nascevano liti furibonde, durante le quali il 56enne avrebbe più volte picchiato la donna.
Quest'ultima avrebbe quindi voluto cacciarlo dal tetto coniugale da qualche anno, visto che i motivi di attrito crescevano sempre più. E di fatto c'era riuscita, inducendolo ad andarsene fra il 2020 e il 2021. L'unione non erano però mai stata annullata ufficialmente: sul piano formale risultavano ancora sposati, visto che non risulta che nessuno dei due avesse mai chiesto e ottenuto il divorzio. La relazione però era ormai giunta alla fine ed evidentemente l'uomo non riusciva a capacitarsene. Sino a quando, il 3 luglio del 2021, Ginetta fu trovata priva di vita nell'appartamento coniugale: era sdraiata sul pavimento e aveva una vistosa ferita alla testa, inferta con l'utilizzo reiterato di un martello poi trovato nascosto dietro uno dei mobili.
I sospetti ricaddero immediatamente sul marito, il quale fu arrestato dalla squadra mobile già due giorni dopo la scoperta del cadavere. Il magrebino, che aveva trovato un impiego come macellaio, si è sempre professato innocente.
Ma gli indizi contro di lui erano con tutta probabilità troppo evidenti e i giudici non gli hanno creduto: nessun'altra persona avrebbe avuto un movente così chiaro per uccidere la donna. E la Corte d'Assise di Livorno si è infatti espressa per il massimo della pena.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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