Camera apre i battenti con gli scatti di Mikhailov

Il nuovo polo dedicato all'ottava arte inaugura con le opere del reporter ucraino Non solo mostre: l'idea è quella di creare un centro di eccellenza internazionale

Camera apre i battenti con gli scatti di Mikhailov

Apre a Torino un nuovo spazio per l'arte contemporanea, interamente dedicato alla fotografia che tra i vari linguaggi sembra quello più in grado di attrarre i favori del pubblico. Scommessa interessante, proprio mentre si tenta il difficile rilancio di GAM e Castello di Rivoli, mentre intanto l'asse si è spostato su altri nuovi musei, come il MEF sorto un anno fa nella periferia est della città. La proposta del 2015 si chiama Camera, ubicata in pieno centro, via delle Rosine 18, aperta al pubblico dal 1 ottobre con una spettacolare antologica di Boris Mikhailov, il più noto tra gli artisti ucraini, di cui viene esposto un corpus di oltre 300 scatti.

Diretto da Lorenza Bravetta, 38 anni, a lungo al vertice dell'agenzia Magnum a Parigi, tornata in Italia per realizzare il suo progetto di museo, Camera ha trovato il sostegno del Comune di Torino e di partner privati come ENI, Intesa Sanpaolo, la stessa Magnum, Lavazza e Leica. La sede, oltre 2mila mq, era parte di un complesso di proprietà dell'Opera Munifica Istituzione al cui interno sorse la prima scuola pubblica del Regno d'Italia, restaurata dallo Studio Camerana & Partners. «Più che di un museo -dice Bravetta- in Italia c'era bisogno di fare sistema attorno alla fotografia come accade in altri paesi, Provando a mettere diverse realtà in dialogo tra loro con l'archiviazione, la digitalizzazione dello storico e la fruizione della foto come linguaggio contemporaneo. Camera, con la freschezza dell'ultimo nato, vuole giocare questo ruolo, non tanto con le mostre, ma provando a esportare la fotografia italiana in campo internazionale". Dalle premesse sembra che questo spazio voglia vivere non di sole mostre ma di un'attività ramificata sul territorio, seppur specialistica, con attenzione alla didattica, a workshop con fotografi, giovani e affermati, e alla costruzione di archivi. In quanto alle esposizioni saranno parecchie, una decina l'anno, alcune monografiche, altre complementari destinate agli emergenti o tematiche. Per esempio è annunciata per gennaio 2016 Italia 1968-1978, ovvero uno sguardo retrospettivo, speriamo non conformista, sugli anni di piombo. Il museo, favorito dalla posizione strategica, sarà aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19, salvo il martedì, e l'ingresso costerà 8 euro.

In quanto a Mikhailov, si tratta della prima grande retrospettiva in Italia. Il fotografo ucraino nato a Kharkiv nel 1938 è oggi una star dell'arte mondiale, ma per guadagnarsi questo ruolo è dovuto passare attraverso un lungo periodo di difficoltà, soprattutto durante il regime sovietico che se non ne ha ostacolato il cammino di certo non lo ha favorito. I suoi primi lavori datano 1968, denominati Superimpositions , in cui sovrapponeva diapositive a colori in maniera surreale, lontani dal crudo realismo che ne ha caratterizzato le fasi mature. Black Archive , prodotta tra '68 e '79, è una serie incentrata sulla vita nella sua città ai tempi dell'Urss: qui Mikhailov, con sottile sarcasmo, è stato molto attento a far passare concetti scomodi scavalcando la rigida censura. Anche in Luriki (1976-81) prende di mira gli stereotipi dell'ideologia comunista mentre in Crimean Snobbism (1981) inserisce elementi della vita quotidiana, ritraendo persone in spiaggia con spirito dissacratorio nei confronti della nuova borghesia emergente ispirata al modello occidentale.

Se si poteva pensare che il crollo dell'Urss inaugurasse un nuovo periodo per la sua Ucraina, niente di più lontano è ciò che mettono in luce le foto di Mikhailov prodotte dagli anni '90 in poi, poiché accanto alle poche nuove ricchezze c'è un diffuso presente di povertà e lo sguardo dell'artista si posa su realtà molto crude, marginali, attraversate da malattie e miseria. In particolare Case History , la sua serie più famosa e drammatica del '97, osserva i senza tetto cui l'avvento della nuova economia ha strappato anche le residue certezze.

The Theater of War (2013) è infine il lavoro più recente dedicato alle manifestazioni di Euromaidan a causa della sospensione degli accordi con l'Unione Europea che proprio in quell'anno fece scoppiare il caso Ucraina sui media di tutto il mondo. Una serie nuova, con foto di grandi dimensioni e ritoccate a mano, in cui si può apprezzare il caos di una contemporaneità di ancor difficile lettura.

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