da Venezia
Ricordate gli sghignazzamenti plateali alle scorse mostre di Venezia indirizzati esclusivamente verso i film italiani? La buona notizia per il nostro cinema è che quest'anno probabilmente non accadrà. Un po' come succede per la vendemmia, il livello della pattuglia italiana di questa 71esima edizione, che oggi apre i battenti, sembra molto alto. Magari è l'annata, magari è il fatto che quasi tutti i film sono targati Rai Cinema e che il direttore Barbera ha avuto paradossalmente più libertà di scelta, fatto sta che già solo a gettare lo sguardo sulla tripletta in concorso essa appare come una delle migliori selezioni dell'ultimo decennio. Tre autori diversissimi che rispondono ad altrettante idee di cinema con Mario Martone che porta sullo schermo Il giovane favoloso Giacomo Leopardi in una produzione che sulla carta poteva apparire didascalica e che invece porta lo spettatore dentro l'infinito universo del teatro di vita d'uno dei più grandi italiani. C'è poi Francesco Munzi che con Anime nere realizza una dei più importanti documenti sull'atavica criminalità organizzata italica alle pendici dell'Aspromonte calabrese declinandola all'interno di lotte familiari e fratricide senza tempo. Infine Saverio Costanzo ritorna alle sue origini newyorchesi - nella Grande Mela si trasferì per un periodo alla fine degli Anni Novanta - trasportando lì la storia veneta del libro di Marco Franzoso Il bambino indaco con un film, Hungry Hearts , tutto giocato sulla sottrazione - di spazi, di recitazione (la coppia formata da Alba Rohrwacher e Adam Driver).
Più sperimentali, come la sezione «Orizzonti» giustamente richiede, gli altri tre film nostrani in competizione, con il viaggio, allucinato e psichedelico (grazie anche alla strepitosa colonna sonora dei Deproducers) di Renato De Maria nell'omonimo romanzo, La vita oscena , di Aldo Nove o come il grottesco Belluscone, una storia siciliana in cui il regista fuori dagli sche(r)mi - il Franco Maresco di Cinico Tv - sorprenderà con un film che «avrebbe voluto raccontare il rapporto unico tra Berlusconi e la Sicilia» e che finisce per indagare profondamente la natura umana con - dice l'autore in una bella intervista su rapportoconfidenziale.org - la «simpatia per i cattivi e per i peccatori (come si diceva un tempo), quelli che hanno tormenti e sensi di colpa». A chiudere la selezione l'opera prima dell'attore Michele Alhaique che, con Senza nessuna pietà , gira un noir dei nostri giorni con una delle più significative e mature interpretazioni di Pierfrancesco Favino.
Sempre nel territorio dello stesso genere si muove Perez di Edoardo De Angelis, unico titolo Medusa fuori concorso, con Luca Zingaretti impegnato a interpretare un avvocato d'ufficio al tribunale di Napoli che si trova davanti due diversi e pericolosi criminali (Marco D'Amore e Massimiliano Gallo).
Insomma «Venezia 71» propone un volo pindarico sull'Italia e sugli italiani - con l'appropriato corollario di Italy In A Day in cui Gabriele Salvatores monta le immagini inviate dai cittadini cineasti collettivi - abbastanza unico, lontano anche dallo stesso asfittico orizzonte degli eventi dei «Film Mibac» come li ha etichettati Andrea Muniz in un memorabile articolo sull'ultimo numero del mensile Il del Sole 24 Ore . Perché anche se tutti questi film sono infatti prodotti con i finanziamenti statali, il caso vuole che, almeno stavolta, non ne subiscano le odiose derive, pedagogiche, ricattatorie, veltroniche da «interesse culturale nazionale».
Come invece rischia di capitare, paradossalmente, a un film come Arance e martello del televisivo Diego Bianchi in arte Zoro (quello della trasmissione di Rai Tre Gazebo ) che verrà presentato fuori concorso nella sezione autonoma e parallela della Settimana Internazionale della Critica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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