Intrigo internazionale (con sede a Bruxelles)

Il giallo, già venduto in mezzo mondo, descrive per la prima volta i lobbisti che gravitano intorno all'Europarlamento

Intrigo internazionale (con sede a Bruxelles)

La cifra per assicurarsi i diritti scritta sull'assegno americano, quello dell'editore HarperCollins US, è di quelle a sette zeri. Sarà sicuramente l'importo più cospicuo tra quelli sborsati dai 28 Paesi in cui il romanzo Il nuotatore (in uscita oggi in Italia per Bompiani, pagg. 464, euro 19, traduzione di Carmen Giorgetti Cima) ha già fatto breccia. Ma la verità è che l'attesa per questo intrigo internazionale di matrice nordica è altissima.

Meritatamente. Gli ingredienti vincenti per ipnotizzare il lettore globale ci sono tutti: il Parlamento europeo e le ambasciate americane, Iraq, Afghanistan e Damasco, il flashback anni Ottanta e il degrado dell'Intelligence contemporanea mescolati all'incapacità dei padri di dimenticare i figli e viceversa - per quanto letale possa essere ricordare, quando è una bomba a dividerti dalla tua famiglia.

Klara Walldéen, avvocato europeo a cui esplode in mano un dossier sensibile e ad alto rischio, il suo passato amore Mahmoud Shammosh, ricercatore esperto in crimini di guerra, George Lööw della Merchant&Taylor, la più grande società di relazioni pubbliche al mondo, che i parenti chiamano lobbista «con lo stesso tono schifato che avrebbero usato per dire “escremento” o “neoricco”»: questa ben intrecciata triade di protagonisti crea un magmatico balletto thrilling in cui l'accuratezza dei dettagli e un linguaggio privo di cliché lasciano intendere che l'autore Joakim Zander, per quanto esordiente, sappia esattamente di che cosa sta parlando. Anche quando si affacciano documenti top secret. Anche quando i servizi segreti, più che essere deviati, sembra proprio che non abbiano mai avuto una direzione se non quella del conto in banca più alto. Anche quando si tratta di far fare ad una fetta cospicua di Europarlamento una figura quantomeno da ipocriti.

E in effetti Zander - Stoccolma, classe 1975 - in Siria, Israele e Stati Uniti ha passato la giovinezza, si è laureato in Legge, ha preso il dottorato a Maastricht e di Ue ha vissuto: ha lavorato sia al Parlamento sia alla Commissione Europea e oggi vive a Helsinki, dove di giorno lavora come avvocato e la sera scrive. È forse la prima volta che la fervente attività dei lobbisti di Bruxelles a 350 euro di tariffa oraria viene descritta in modo così ficcante e una classe sociale «impeccabile, di buon gusto, luminosa e ordinata» come le case che abita, una classe che Zander definisce «alta borghesia neutrale, europea» entra a buon dritto in un plot da blockbuster: «Quando ho iniziato a scrivere Il nuotatore - ci racconta - avevo già lavorato a Bruxelles per dieci anni. Ogni ambiente, ufficio, ristorante e bar del romanzo si basano sulla mia vita laggiù. La “flessibilità” dei lobbisti mi ha sempre affascinato: la rapidità con cui stravolgono opinioni e alleanze a seconda dei desiderata del loro ultimo cliente mi è aliena, ma è stata una traccia fondamentale per costruire il personaggio di Lööw».

Naturalmente Zander ha negato con gli oltre 200mila lettori scandinavi che il suo sia un romanzo a chiave, anzi sostiene che se anche qualcuno degli eventi del suo libro fosse realmente accaduto, probabilmente non ne sapremmo mai nulla comunque. Di fatto la capacità insolita dell'avvocato Zander di «documentarsi» sul campo ha prodotto un romanzo nel romanzo, un bigino di spionaggio internazionale post-Guerra Fredda: la spia americana senza nome che seguiamo dalle prime pagine è a Beirut negli anni Ottanta, in Kurdistan durante la Guerra del Golfo, nel quartier generale della Cia durante lo scandalo Aldrich Ames a metà degli anni Novanta e così via, in un ritratto sempre più deformante della professione. «Ero nel bel mezzo della scrittura quando il Washington Post ha pubblicato “Top Secret America”, una serie di inchieste che volevano mappare agenzie e compagnie di intelligence governative con obiettivi clandestini o top secret (le trovate in Rete all'indirizzo projects.washingtonpost.com/top-secret-america). Quel che ne venne fuori fu che il controterrorismo era diventato una rete fittissima, impossibile da descrivere, un mondo parallelo che impiega centinaia di migliaia di persone e consuma miliardi di dollari americani. L'Occidente ha “privatizzato” i servizi di sicurezza, e va bene, ma ormai nemmeno i governi hanno una visione chiara di quel che viene fatto e di chi ne sia davvero responsabile. Ho messo tutto nel romanzo, anche se non so se i veri servizi usino i metodi della Digital Solutions che descrivo».

La Digital Solutions di Zander è fatta di freddi e brutali assassini professionisti che fanno paura persino a Lööw: difficile pensarli alle prese con il Parlamento Europeo che ci pare, a elezioni vicine, di conoscere un po' meglio.

Eppure quello che emerge dal Nuotatore è che la Ue oggi è un'ottima fonte di ispirazione per ungere le macchine della nostalgia per le spy stories, specie se chi le scrive ha avuto per le mani sul serio i dossier che scottano. «Nel mio lavoro quotidiano - dice Zander - quasi tutti i dossier sono classificati “secret”. Certo poi nella vita reale la maggior parte di questi segreti sono noiosi. Ma ci sono segreti che vanno resi noti, perché dimostrano che una buona parte del mondo sta agendo illegalmente.

Nel romanzo dimostro che farlo non è così semplice: a volte il prezzo da pagare è troppo alto. La trasparenza totale non è sempre qualcosa per cui battersi. Penso valga la pena rifletterci su, specie in tempi di Wikileaks e Snowden».

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