Alla fine, nella vita, cosa conta per sfondare? Riducendo all’osso: basta essere bravi in una cosa sola, a patto di essere i più bravi di tutti. Lo sa bene Igor Cantaleone, il protagonista del secondo romanzo di Simone Vesentini: L’uomo dei cruciverba (Sillabe di Sale, pagg. 208, euro 20). Lo sa, non solo perché quando era piccolo glielo diceva suo nonno, ma perché nel produrre cruciverba è il migliore su piazza. E questo gli garantisce un’esistenza piuttosto agiata, se non propriamente felice. Gli editori, infatti, fanno a gara per aggiudicarsi i suoi servizi.
Solo che, all’improvviso, qualcosa smette di funzionare in quella complicatissima macchina che è il suo cervello. Da sempre i neuroni di Cantaleone dispongono le parole in eleganti incroci, un dono naturale affinato nel tempo, che gli consente di procurarsi senza troppa fatica: automobili di lusso, bei vestiti, una villa… Ma di colpo una mattina tutto finisce. Le parole, o meglio i loro elementi costitutivi, iniziano a rendersi irreperibili. Come in una strana malattia degenerativa.
Che fare? Cosa può fare un uomo quando perde il suo unico vero dono? Cantaleone è costretto a ripensare la sua esistenza e cercare di darle un senso diverso. Anzi a cercare di darle per la prima volta un senso. Cosa che trascina il personaggio inventato da Simone Vesentini in una sciarada di guai che vanno dalle risse all’avere a che fare con criminali veri e palazzinari senza scrupoli che costruiscono mostri di cemento. In questo gorgo sembra che l’uomo dei cruciverba non possa avere più scampo sino a che… No ovviamente il finale non ve lo roviniamo. Ci limitiamo a dire che Vesentini, come aveva già fatto nel precedente romanzo Una disonesta sfortuna sfacciata ma in modo più completo, esplora quella zona grigia in cui l’essere umano deve lottare con i propri limiti e trovare un senso all’esistenza.
Niente pipponi da romanzo sociale, però, lo fa sempre con una scrittura leggera e molta ironia. Per tematica e stile i suoi romanzi possono ricordare quelli di Walter Tevis (Lo spaccone, Il colore dei soldi, La regina degli scacchi). Come lo scrittore americano, ma in salsa molto più italica, vi parla di talento trovato e perduto, del sottile confine tra fortuna e sfortuna, della differenza tra il farcela e il non farcela, della difficoltà del cercare di essere sé stessi e di non piegarsi a certi conformismi.
E dove per Tevis c’è una stecca da biliardo per Vesentini c’è un sacco da boxe (e per la prima volta vi risulterà chiaro che tra un cruciverba, la letteratura e un incontro di boxe ci sono chiarissimi legami).Perché come nella boxe è quando si crede che l’incontro sia definitivamente perduto che il campione tira fuori qualcosa di inimmaginabile… Lo farà anche Igor Cantaleone.
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