La doppietta di Matri non fa male al Cesena Riacciuffata la Signora

L’ufficio complicazione cose semplici è sempre aperto quando c’è di mezzo la Juventus di quest’anno. E la partita di Cesena, cui i bianconeri si sono presentati reduci da tre sconfitte consecutive, lo conferma. Avanti di due gol a dieci minuti dalla fine del primo tempo, i bianconeri sono riusciti nell’impresa di farsi recuperare da una squadra che farà un mezzo miracolo se riuscirà a evitare la retrocessione: difesa di burro se ce n’è una e, per l’ennesima volta, l’incapacità di gestire il match. Ha giocato in dieci per un’ora, la Juve, ma anche questa non può essere una scusante valida («fossimo rimasti in 11 avremmo portato a casa il risultato», è la scommessa di Pepe): se il rosso a Motta può essere considerato eccessivo, è stato invece generoso il giallo a Buffon di pochi minuti prima. In compenso, note positive sono arrivate dalla coppia d’attacco: Del Piero è parso quello dei bei tempi fin quando è rimasto in campo, Matri si è portato a cinque gol nelle sette presenze in bianconero e di più non gli si sarebbe potuto chiedere.
La squadra di Delneri - contestata dai suoi stessi tifosi durante i minuti di riscaldamento - inizia con il piglio giusto e, finalmente, presenta in campo due dei pochi giocatori della propria rosa che sanno ancora cosa fare con un pallone tra i piedi: Aquilani e Del Piero. La leggerezza del centrocampo, privo di Melo, è evidente, però la palla viaggia un po’ meglio rispetto al solito e, da un contropiede gestito alla perfezione dal capitano arriva il vantaggio firmato da Matri con un dentro angolato. Pare mettersi tutto bene, insomma: vero che pochi minuti dopo Pepe si mangia il raddoppio dopo un colpo di tacco del solito Del Piero, vero anche che Giaccherini ne combina di peggio quando, colpito il palo, fallisce il più facile dei tap in a non più di due metri di distanza dalla linea di porta con Buffon sdraiato. E quando Matri, passata la mezzora, la ributta dentro con un colpo di testa acrobatico seguente un palo colpito da Del Piero, il match pare davvero chiuso. Invece la solidità difensiva non fa parte di questa Juve: la difesa alta è quella che è, la linea a quattro mal posizionata e il Cesena beneficia di un calcio di rigore trasformato da Jimenez dopo che Buffon - graziato da Bergonzi che non lo ritiene ultimo uomo - atterra Parolo. Manco il tempo di capire se il coro di «ladri, ladri» ha fondamento che il direttore di gara caccia Motta per doppia ammonizione: compensazione (probabile) o no, il Cesena va così al riposo sotto di un solo gol e con un uomo in più. Tutto insomma ancora in gioco e anche di più, vista la relativa solidità psicologica mostrata dalla Juve in tempi recenti.
Entrano Grygera (per Krasic) e Malonga (per Caserta): Cesena all’assalto, Juve a difendersi con un centrocampo a tre. Buffon dice no a Colucci, Parolo si conferma giocatore pronto per una squadra di livello superiore, Jimenez predica e Bogdani spreca da due passi come un centravanti di serie A non dovrebbe mai fare. Dall’altro lato, Del Piero sciorina calcio ma l’inferiorità numerica pesa: Delneri lo richiama in panchina (tra i fischi, non certo per il capitano) e chiede a Martinez freschezza e corsa, mentre Ficcadenti chiede aiuto a Rosina, ex del Toro. Da una punizione di quest’ultimo, arriva il pareggio: il solito svagato Iaquinta tocca e basta, Parolo di destro la butta dentro e il Manuzzi esplode.

Il colpo di testa finale di Iaquinta, in pieno recupero, serve solo ad aumentare i rimpianti: bravo il Cesena, ingenua la Juve. Per Delneri va tutto bene: «La squadra ha giocato una buona partita, creando situazioni importanti e rischiando qualcosa». I fischi? «I tifosi applaudiranno più avanti», è la sua certezza.

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