Il dramma del palazzo crollato «Sepolti vivi fra le macerie»

BarlettaPoco prima delle dodici e trenta il palazzo di due piani si è accartocciato come un castello di sabbia ed è sprofondato in una nuvola di fumo. Poi un mantello di polvere ha avvolto quell’angolo di via Roma, nel cuore di Barletta, a ridosso del labirinto di vicoli e piazzette del centro storico; laggiù sono accorsi vigili del fuoco e militari dell’esercito e volontari: tutti insieme si sono fatti largo tra le macerie nel corso di ore scandite dall’angoscia, hanno scavato con le mani mentre la gente assisteva in silenzio con gli occhi lucidi martellati dal dolore e dal pulviscolo rilasciato dai detriti che si sono levati nell’aria. I soccorritori hanno tentato di afferrare una voce o un sospiro o un lamento, insomma qualcosa che potesse indicare una traccia e alimentare le speranze. Che però si sono spezzate alle cinque del pomeriggio per una ragazzina di 14 anni. Lei si chiamava Maria Cinquepalmi, era la figlia dei titolari del laboratorio tessile allestito nello scantinato dell’edificio; ieri era uscita da scuola un’ora prima e voleva raggiungere i genitori. Ma non ha fatto neanche in tempo a entrare: è stata travolta da una montagna di cemento e non c’è stato niente da fare. Il corpo è stato sistemato su una barella e coperto con un lenzuolo bianco.
A tarda sera, dopo interminabili ore di lavoro, quattro persone erano ancora sotto le macerie mentre erano stati tratti in salvo un uomo e cinque donne. Tra i superstiti c’è Emanuela Antonucci, al quinto mese di gravidanza: ha riportato la frattura di una gamba e della mandibola. Quando si è accorta di quello che stava accadendo ha tentato la fuga, ma non ha fatto in tempo: l’ha salvata Roberto Sansone, un panettiere che passava di lì per caso. «Ho cominciato a scavare con le mani, aveva la gamba incastrata, l’ho liberata e tutti insieme l’abbiamo portata fuori», spiega.
La tragedia è stata annunciata da un boato. Poi il fumo. E la polvere, tanta polvere che prima ha coperto quest’angolo della città e poi si è ritirata alzando il velo su un disastro che ha riportato su Barletta il ricordo del dramma che si consumò del 1959, quando 59 persone persero la vita nel crollo di un edificio. Ieri mattina nel giro di pochi minuti si sono riversate sul posto decine di persone, gente comune che ha lasciato il lavoro e le case per precipitarsi laggiù, attorno al cratere assediato dalle macerie. Parenti e amici hanno cominciato a telefonare, qualcuno tra i superstiti ha risposto. E proprio i primi squilli dei cellulari hanno guidato i vigili del fuoco tra la polvere e i detriti. Le operazioni di soccorso sono andate avanti senza sosta, è calato il buio, sono state accese le cellule fotoelettriche mentre la gente portava acqua e panini per i volontari. Che hanno continuato a scavare senza sosta: coi picconi, le pale o le mani a malapena protette da sottili guanti celesti.
La procura di Trani ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo. Intanto, la disperazione si mescola alla rabbia e le lacrime sono intervallate da parole che aprono nuovi inquietanti squarci di verità sulla storia di questo edificio venuto giù in un istante. «E’ una tragedia annunciata», è il drammatico ritornello scandito per le strade di Barletta. I residenti avevano più volte lanciato l’allarme. «Qui le crepe c’erano da un anno», dice Antonia, una superstite rimasta leggermente ferita a un piede. Venerdì scorso, i proprietari della palazzina si erano rivolti alla polizia municipale dopo aver sentito preoccupanti scricchiolii provenienti dalle fondamenta del palazzo: c’è stato il sopralluogo di tecnici del Comune e vigili del fuoco, alla fine è stato deciso di avviare una verifica approfondita e di mettere lo stabile in sicurezza. Operazioni che dovevano iniziare proprio ieri. Ma così non è stato.

E in mattinata, poco prima del disastro, nel palazzo ci sono stati altri rumori, come quelli di una nave che sta per affondare: qualcuno ha chiamato i carabinieri, altri ancora hanno deciso di lasciare la casa. Poco dopo il palazzo si è sbriciolato, e la polvere ha coperto tutto.

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