Due anni di cortei, danni per 6,4 milioni

«Ho in mano i filmati di quel corteo - giura vendetta De Corato - e i ragazzi che hanno imbrattato la Scala possono star sicuri che verranno denunciati. Loro fanno danni per centinaia di euro e i loro papà, quando ricevono a casa la multa, cercano in tutti i modo di farsela annullare contattando l’amico dell’amico».
Il vicesindaco si scalda quando calcola che l’azienda di pulizie Amsa, dal 2006 ad oggi, ha speso 6,4 milioni per cancellare le «tag» dei vandali da oltre 400mila metri quadrati di muro. «Praticamente - spiega - i manifestanti hanno rovinato tutto il centro storico, tanto paga Pantalone. La loro voglia di imbrattare e deturpare tutto viene pagata dai contribuenti. Si accaniscono sui muri, con le scritte sovrapposte l’una all’altra».
Il paradosso, secondo De Corato, è che gli studenti protestano per i tagli alla scuola ma «fanno sperperare allo Stato un sacco di soldi, svuotando le casse pubbliche». Un controsenso da tenere sotto controllo. Non solo scritte e scarabocchi. Nella lista dei danni post manifestazione vanno inserite anche altre voci. Corteo anti razzista in ricordo di Abba: i ragazzi, in spedizione in via Zuretti, dove il giovane è stato ucciso, salgono sui cofani delle auto, ammaccano i tetti delle utilitarie parcheggiate lungo i marciapiedi. Cortei anti Gelmini: motorini gettati a terra, pensiline del tram mandate in frantumi in viale Toscana, rami decorativi di un bar al Carrobbio sfilati dai vasi e usati come frustini in corteo, fumogeni che anneriscono cestini dell’immondizia e bordi dei marciapiedi.
E ancora, i danni alle persone e all’ordine pubblico. Gli studenti, o almeno alcuni di loro, forse se ne infischiano. Fatto sta che durante la loro occupazione dei binari a Lambrate hanno fatto perdere il treno a operai e lavoratori precari pagati a ore che hanno così perso tempo e soldi. Non è quantificabile poi la spesa per il lavoro extra delle forze dell’ordine, dei vigili urbani e dei vigili del fuoco: tutti in pista per contenere la furia dei cortei, staccare le catene d’acciaio tese tra un semaforo e l’altro per bloccare il traffico, arginare le occupazioni in stazione.
Anche ieri lo stesso ritornello. Compresi i cori di insulti contro il ministro Mariastella Gelmini, il premier Silvio Berlusconi e il vicesindaco Riccardo De Corato. «I soliti buontemponi - commenta lui - mi hanno ancora preso di mira con uno sciame di scritte minacciose e manifesti segnaletici con scritto wanted già appesi all’Università degli studi e ora affissi anche al Politecnico, in via Celoria, al liceo scientifico Leonardo Da Vinci». De Corato calcola che quello di ieri è stato il settimo episodio contro di lui. «Evidentemente - spiega, pungente - a qualcuno dispiace sentirsi dire che ci sono regole di convivenza da rispettare. E che l’avocare diritti non può tradursi in sopraffazione verso la stragrande maggioranza degli studenti che vuole continuare a studiare nelle aule, verso i cittadini che hanno il diritto di poter lavorare serenamente e verso la città, che non può essere deturpata da scritte e vandalismi di vario genere».


I collettivi studenteschi, mai stanchi di protestare, annunciano: «Saremo imprevedibili, questo è solo l’inizio». Imprevedibili sono anche le spese per danni e atti vandalici fatti «in nome della democrazia e della libertà». La loro. Una democrazia a senso unico.
Maria Sorbi

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