E Honda stronca il «made in Italy» dei motori

«Non mi piace la Ferrari e neanche la Ducati. Il prossimo anno noi della Honda vinceremo entrambe le competizioni. Quello di Formula 1 è stato un campionato pieno di sospetti. Ed è finito con una decisione sulla Williams-Bmw che dovrebbe portare alla squalifica del team». Il signor Takeo Fukui è un ingegnere tosto. È arrivato in Honda quando l’uomo faceva i primi passi sulla luna e lui iniziava a scalare tutti i gradini della grande corporation nipponica: da ingegnere nel reparto ricerca» e sviluppo, su su fino a diventare quattro anni fa presidente e amministratore delegato. Alla competizione ci tiene: e anche a quella sportiva. Dove Honda ha investito un mucchio di quattrini. E non si dice soddisfatta. «Sono infelice dei nostri risultati» dice Fukui alla cena di gala del suo gruppo a Motechi-machi. Soddisfatta la casa giapponese è invece dei risultati delle spese in ricerca e sviluppo, che pesano ben il 5% del fatturato.

Soprattutto di quelle dedicate a progettare auto più pulite: «Abbiamo un’ottima tecnologia, dobbiamo solo renderla più economica e alla portata anche delle vetture più piccole. Piccoli lampi prima dell’apertura del salone dell’Auto di Tokio».

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