E gli ultrà assaltano la sede della Juve

Avrebbe dovuto essere un pomeriggio di pace e basta. Invece, la «giornata parallela» organizzata dal popolo bianconero si è trasformata in un mezzo fiasco che ha deluso per primi i veri tifosi, quelli che non sopportano gli ultras - intesi nella peggior accezione del termine - e che avrebbero voluto che ieri si commemorassero i 39 caduti dell’Heysel e poi si potesse discutere in termini civili di calciopoli. Così, dopo la Messa celebrata in mattinata a Santa Rita, nel primo pomeriggio era previsto un raduno in piazza Caio Mario, davanti ai cancelli della Fiat, con successiva partenza di una marcia pacifica da concludersi davanti alla sede della Juventus. Al di là della solita disputa sul numero dei presenti (1500 dice la Questura, almeno il triplo gli organizzatori, tra cui «Ju29ro Team», «Combriccola Romana», «Orgoglio Gobbo» e «Giù Le Mani Dalla Juve»), del tutto fuori luogo è apparso il comportamento di chi ha vissuto la giornata come l’ennesima guerra. Al punto che sui forum dei tifosi bianconeri si sono letti racconti di tifosi delusi e amareggiati. Per tutti, Big Boss: «Sono appena tornato a casa. Ero con mio padre e mia madre. Mia madre alla sesta bomba carta ha giustamente deciso di andarsene e mio padre, che ha una certa età, era abbastanza scosso. Peccato per gli ultras, i quali non vogliono evidentemente capire che dietro una manifestazione del genere c’è molto di più di un “english animal” o “odio Liverpool”. Eravamo lì per ricordare chi non c’era più e per difendere la nostra bandiera: il che non significa lanciare bombe carta o interrompere i discorsi altrui con cori per i diffidati e insulti vari. Il vero male del calcio è chi va tutte le domeniche allo stadio ma evidentemente non lo ama».


Una volta giunti davanti alla sede della Juventus, in corso Galileo Ferraris, e verificato che all’interno della stessa non c’era nessuno ad aspettarli, alcuni ultras hanno poi acceso fumogeni e lanciato bombe carta: le solite, tristi, scene da stadio.

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