Ecco tutte le follie di un’estate in tribunale

Cronache marziane dalle procure italiche: da Balotelli interrogato per una passeggiata fino all’accanimento sul Cav

Ecco tutte le follie  
di un’estate in tribunale

Abbiamo passato un’estate demenziale con tali ribaltamenti della logica da sembrare di essere su Marte.
Il calciatore Mario Balotelli è stato sentito dai magistrati per avere passeggiato con conclamati camorristi per le vie di Napoli. Si voleva capire perché invece di rifuggire i fuorilegge li lustrasse con la sua fama. È quanto interessa gli inquirenti marziani che ci tallonano. In un pianeta normale la curiosità sarebbe un’altra: che ci facevano liberi per le strade di Napoli noti camorristi, i quali avrebbero dovuto trovarsi in galera a scontare i loro delitti? Ecco allora che la prospettiva si ribalta. Anziché essere i giudici a impancarsi con Balotelli dovrebbe essere lui a prendersela con loro.

Come osate lasciare in giro autentici criminali mettendomi a rischio di incontrarli e subire, per sopramercato, reprimende dovute in realtà alla vostra insipienza? Dunque, a rigore di logica, la Procura napoletana dovrebbe indagare su se stessa. Ma essendo fuori da ogni razionalità e a subirne le conseguenze è stato super Mario. C’è solo da sperare che abbia sfoderato nella circostanza le sue pedate migliori.
L’estate giudiziaria di Silvio Berlusconi è un florilegio di bestialità giuridiche. A caso. La signora Stefania Donadeo, giudice in Milano, ha ordinato il rinvio a giudizio del Cav per l’intercettazione su Fassino e l’Unipol. La prima, su centinaia di migliaia, di cui la magistratura italiana abbia cercato e trovato il colpevole. Com’è noto, la soffiata è finita sulle pagine di questo giornale 6 anni fa. Un paio di persone sono state condannate, l’autore dell’articolo è stato assolto.

Il Cav era invece rimasto indenne e gli stessi pm l’avevano scagionato. Madama Donadeo ha invece stabilito che è lui «il responsabile morale» del fatto che il mondo intero abbia saputo che Fassino non stava nella pelle quando ha esclamato «abbiamo una banca». Per dare un fondamento logico alla presunta «responsabilità morale» berlusconiana, il geniale magistrato è ricorso questo argomento: «Unico interessato alla pubblicazione della notizia riguardante un avversario politico era Berlusconi». In realtà, in questi casi, i veri interessati sono il giornale e il giornalista che fanno lo scoop.

La signora invece, in vena di capriole logiche, passa al politico che si avvantaggia della rivelazione. Se tanto mi dà tanto, d’ora in avanti delle intercettazioni sul Berlusca, se mai pm se ne vorranno occupare, penalmente imputati saranno gli interessati politici. Bersani, Di Pietro, Fini. O, se vogliamo semplificare, poiché la maggior parte delle indiscrezioni sono di Repubblica-L’Espresso, il reato va addebitato - secondo la prosa donadea - «all’unico interessato alla pubblicazione della notizia», De Benedetti, tessera numero uno del Pd. La tesi è, in sé, paranoica, ma se il risultato è questo, ci possiamo stare.

Indugiamo ancora sul Cav. Sapete dei 560 milioni pagati a De Benedetti in base a una sentenza civile sul lodo Mondadori. Il tribunale ha fondato la condanna a risarcire su due argomentazioni da zulù. Ha preso una precedente sentenza penale secondo cui uno dei tre giudici del lodo era stato corrotto. Di qui, ha tratto la convinzione che l’intero lodo fosse truccato e nullo. Come abbia fatto non si sa, poiché non solo il preteso corrotto, ma anche gli altri due giudici avevano votato per il Cav. Ergo: in ogni caso si sarebbe assicurato la vittoria, se non per tre a zero, per due a uno. Troppo logico per il tribunale, deciso a ribaltare la situazione. E già questo è un arbitrio da Isole della Sonda.

Ma per rendere plausibile anche la condanna di Berlusconi a risarcire De Benedetti, bisognava infamarlo. Così, la sentenza civile ha deciso, in barba a quella penale, che il Cav era l’autore della corruzione. E che ti hanno fatto le toghe scatenate per ribaltare la sentenza che escludeva lo zampino berlusconiano? Hanno preso dalla motivazione dei giudici penali una frasetta vagante che suona così, «non è emersa l’evidente innocenza dell’imputato (il Cav)», e, con la forza rozza di chi è deciso a violentare la realtà, l’hanno ribaltata come se suonasse: «È emersa l’evidente colpevolezza del Berlusconi» che, per questi motivi, sgancerà fior di burigozzi all’Ingegnere. Segue il suggello della repubblica dei baluba.
Tempi duri per la paternità in questo scorcio d’estate di cronache marziane. Dopo i figli obesi tolti ai genitori in Inghilterra, la galera in Svezia al padre che ha preso per il bavero il figlio, un tribunale italiano ha sottratto una bimba di 14 mesi ai genitori. La loro colpa è che, avendo la mamma 57 anni e il papà 70, un giorno saranno troppo vecchi per guidarla.

Contrariamente a inglesi e svedesi che sanzionano fatti accaduti (obesità e strattone), il genio italico – sveglio e dinamico - ha creduto suo dovere precedere di 15 anni l’avverarsi del problema, creando un dramma immediato. La prossima tappa sarà la visita obbligatoria di chi vuole figli, per vietare a una coppia di cardiopatici di averne, causa limitate prospettive di viva.

Per tutti gli altri, entro il primo mese dal concepimento, consulto coatto di un’indovina sui tempi di vivenza. Ricevuto l’attestato della fattucchiera, le colleghe dell’assistenza minori, in base alle prospettive di vita, decideranno sulla prosecuzione della gravidanza. Fortuna che l’estate è finita.

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