Ecco il vero complotto

Ah quanto ci piacerebbe un bel governo all’inglese. Ma non solo per Margaret Thatcher. Piuttosto per i ministri sporcaccioni: quelli che predicano bene, ma che nell’ombra ne fanno di tutti i colori. I vizi privati e le pubbliche virtù di casa nostra fanno invece pena. Ma insomma, ridursi a contestare l’abolizione della tassa di successione e poi trescare con la cognata per farsi regalare un terzo del proprio appartamento, come ha fatto Visco. Oppure donare ai figli un bel gruzzolo in contanti per far loro comprare la prima casa, senza seccanti complicazioni fiscali, come hanno deciso i coniugi Prodi. E ancora lamentarsi della finanza creativa e poi inventarsi lo scippo delle liquidazioni: trasformandole con la bacchetta magica da prestito ad entrata dello Stato.
E questa storia dei politici spiati, del grande complotto contro il premier. Progettare il grande fratello tributario, tracciare il viaggio di tutti gli assegni emessi, vietare l’uso dei contanti, indagare nei movimenti bancari degli ultimi cinque anni, creare echelon finanziari che neanche la Nasa di Austin Power immaginerebbe, e poi lamentarsi che il proprio reddito fiscale sia oggetto di curiosità. E no. A noi piace la Thatcher che liberalizzava e mandava a stendere i sindacati. Ma se proprio dobbiamo scegliere un vizio, preferiamo il tragico destino del potente sporcaccione pizzicato in calze a rete, ma che in pubblico indossa il blu in Parlamento e lo smoking al Circolo della caccia. Vizi privati da rispettare nella loro grottesca ipocrisia, nella loro ingenua perversità.
A noi ci tocca invece Visco che declama: «L’abolizione della tassa di successione voluta da Berlusconi è uno scandalo». E di lì a pochi giorni si mette a trescare con la cognata. «Su, dai - già immaginiamo la conversazione - donaci il terzo dell’appartamento a te intestato. Ora conviene, non ci paghiamo su le tasse». E la cognata, come tutte le cognate che si rispettino di tendenze berlusconiane: «Ma va’ là, Vincenzo, hai visto che ho fatto bene a votarlo». Che tartufi. Piuttosto che indulgere al basso istinto animalesco, si perdono nel ragionieristico conteggio della piccola convenienza personale. Ci tolgono qualsiasi gusto.

A noi che odiamo le imposte e cerchiamo di pagarle il meno possibile, che non rispondiamo neanche ad un questionario della doxa sui nostri detersivi preferiti, che abbiamo paura della morte quasi e soltanto per le tasse che dovranno pagare i nostri eredi, perdoneremmo a Visco guêpière, fruste e manette. Ma inciuci con la cognata per la donazione di un terzo del suo appartamento al quartiere Salario di Roma, ci fanno impazzire. Dalla rabbia.

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