Mentre Alitalia, in procinto di essere nazionalizzata, si sta esercitando nel ruolo di compagnia pubblica, aumenta la richiesta di cassa integrazione, che viene quasi raddoppiata: dagli attuali 3.960 dipendenti attualmente assistiti si passerà a 6.828, compresi anche piloti e personale di AZ Cityliner, finora risparmiati. Ricordiamo che i dipendenti complessivi del gruppo sono circa 11.500. La richiesta è naturalmente correlata all'epidemia in corso e durerà fino al 31 ottobre. Il numero si riferisce a «full time equivalent», poiché la cassa viene applicata a rotazione. I dipendenti avranno un assegno dell'Inps calcolato in base alla sospensione dal lavoro effettuata, ma godranno anche dell'integrazione prevista dal fondo di solidarietà per il trasporto aereo, finanziato dalle aziende, dai lavoratori e dai passeggeri; il fondo è stato rifinanziato per 200 milioni dal decreto di qualche giorno fa (lo stesso che ha indicato la via della statalizzazione), e possiede un tesoretto di 900 milioni, dei quali solo 450 già impegnati. Il Fondo, secondo i calcoli attuariali richiesti dalla legge, ha una «tenuta» di 8 anni.
I sindacati ieri hanno preso la richiesta di Cig con senso di realismo, considerata l'eccezionalità della situazione. Le uniche preoccupazioni espresse riguardano l'assetto: «Nessuno pensi che questi numeri possano essere utilizzati per far partire una nuova Alitalia con pochi lavoratori e senza prospettive di sviluppo», osserva il segretario della Filt Cgil Fabrizio Cuscito. Ma l'emergenza di oggi è tale che sul futuro non ci possono essere certezze. Entro poche settimane, presumibilmente entro aprile, il governo dovrà dar corso alla newco pubblica che si farà carico della compagnia; poiché la gara per la cessione ha ricevuto alcune risposte, ci si chiede se accanto al socio pubblico (ministero o ente) possano essere accolti anche alcuni dei proponenti più seri. Uno dei temi è proprio il perimetro della società, con un dubbio evidente: i dipendenti in cassa resteranno nella newco o saranno lasciati alla bad company, nell'intento di far partire la nuova Alitalia con personale coerente con dimensioni più ridotte? Il panorama europeo e mondiale è di una tale desolazione che fa pronunciare al ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, parole piuttosto ardite: «Giganti inimmaginabili da raggiungere partiranno dallo stesso punto di Alitalia, che quando si riaprirà il mercato potrà crescere». Come dire: pari opportunità. Ma dimentica le inefficienze ventennali della compagnia, costata solo negli ultimi tre anni 1,8 miliardi di prestiti ponte, in buona parte bruciati.
Intanto Alitalia, già entrata nello spirito pubblico, effettua circa 90 voli al giorno per collegare gli aeroporti italiani aperti e assicurare alcuni collegamenti importanti, quali New York, Parigi, Bruxelles, Francoforte; con Londra ci sono sei voli al giorno.
Numerosi i voli speciali per il rientro di italiani da località remote, richiesti dalla Farnesina ma pagati direttamente dai passeggeri a prezzi non speculativi. Un esempio: un aereo è volato vuoto a Nuova Delhi ed è rientrato a Fiumicino con 290 italiani. Prezzo, 400 euro.
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