Bolloré indagato, chiesto il processo

Dopo 36 ore di fermo i giudici vogliono l'incriminazione per corruzione internazionale

Bolloré indagato, chiesto il processo

A Vincent Bolloré le autorità francesi non stanno riservando trattamenti di favore: il fermo di polizia e la custodia cautelare, scattate a Nanterre martedì mattina, sono state prolungate fino alle 36 ore in attesa dell'interrogatorio con i magistrati titolari dell'inchiesta, avvenuto ieri sera dopo che quello con la polizia anticorruzione non aveva dato esiti convincenti. Ora, secondo le fonti francesi, i giudici istruttori decideranno se prosciogliere o incriminare il finanziere di origini bretoni. Che, secondo le stesse fonti, rischia il processo per corruzione di pubblici ufficiali stranieri, per la quale è ufficialmente indagato.

A condurre l'indagine sono due magistrati parigini noti in Francia per la loro esperienza in campo finanziario e internazionale, Serge Tournaire e Aude Buresi. Insieme a Bolloré sono stati fermati e ora rischiano la stessa incriminazione anche il direttore generale del gruppo Bolloré Gilles Alix e il responsabile del polo internazionale di Havas, Jean-Philippe Dorent, anch'essi sentiti dai giudici. Secondo le fonti, il fermo ha riguardato anche Francis Perez, presidente di Pefaco, società alberghiera con un forte insediamento in Africa, che però è già stato rilasciato.

Oggi potrebbe quindi essere una giornata importante, nella quale Bolloré, insieme con i suoi legali, si giocherà le sue carte migliori. Nell'attesa di sviluppi, i titoli del gruppo hanno ceduto un ulteriore 3% dopo lo scivolone del 6% della vigilia. E va da sé che anche in Italia si segue la cosa con interesse, visto che Bolloré è il primo socio privato di Mediobanca (con l'8%) e attraverso Vivendi controlla Telecom e detiene il 29% di Mediaset. Due casi in cui la presenza del socio francese alimenta problemi e questioni finanziarie da ormai due anni.

Tournaire e Buresi stanno cercando di determinare se il gruppo Bollorè abbia utilizzato l'attività di consulenza politica della sua società Havas per ottenere la gestione dei porti di Lomè, in Togo e di Conakry, in Guinea. Secondo Le Monde, i magistrati sospettano che Havas abbia sottofatturato i suoi servizi in cambio dei contratti di concessione per la controllata Bolloré Africa Logistics. Nell'aprile 2016 la polizia ha effettuato una perquisizione alla torre Bolloré di Puteaux, vicino Parigi, sede della controllata. Il gruppo ha «formalmente smentito tali irregolarità».

L'inchiesta, alimentata dai reclami inoltrati da un ex socio spagnolo del finanziere bretone, Jacques Dupuydauby, si occupa anche delle campagne presidenziali vittoriose del 2010 di Alpha Condè in Guinea e di Faure Gnassingbè in Togo, entrambi consigliati da Havas. Poco dopo l'elezione di Condè, alla fine del 2010, la società di Bolloré ha ottenuto la concessione per il porto di Conakry, mentre ha vinto la concessione per il porto di Lomè poco prima dell'elezione di Gnassingbè.

Il governo della Guinea assicura invece che la concessione del gruppo Bollorè per costruire un porto per container nella capitale è stata rilasciata in stretta conformità con la legge.

Sulla concessione per il porto di Lomè, Dupuydauby accusa la presidenza del Togo di essere stata corrotta dal gruppo francese. I suoi reclami risalgono all'aprile del 2012 e all'aprile del 2013.

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