L'esclation della battaglia per il vertice delle Generali ha messo le ali al titolo che ha chiuso la seduta su livelli di due anni fa, a 18,33 euro (in rialzo dell'1,1%). La tensione tra i grandi azionisti è alle stelle e il mercato, dopo la mossa a sorpresa di Mediobanca che giovedì ha portato i diritti di voto al 17,22% (dal 12,93%), scommette già sulle contromosse da parte degli avversari in vista dell'assemblea di primavera per il rinnovo del cda.
Ieri intanto il comitato nomine di Generali ha deliberato, a maggioranza (4 a favore contro 3 contrari), di proporre al board in agenda lunedì prossimo l'avvio dei lavori per la preparazione di una lista del cda. Lista che, come decretato nella riunione informale dei consiglieri non esecutivi di dieci giorni fa, se sarà presentata sarà guidata dall'attuale ad Philippe Donnet. Il via libera da parte dell'esecutivo di lunedì è ormai scontato, nonostante il voto contrario alla risoluzione nel comitato nomine di Francesco Gaetano Caltagirone (vicepresidente di Generali e azionista con il 6,2%), Romolo Bardin (rappresentante di Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio che del Leone ha il 5,1%) e Sabrina Pucci (in orbita Fondazione Crt che ha l'1,23%).
La scelta di procedere alla presentazione della lista del board e, di fatto, alla proposta di terzo mandato per Donnet, vede su fronti opposti Mediobanca da un lato e, dall'altro, Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt che hanno siglato un patto sul 12,53% di Generali. Alla finestra per ora rimangono i Benetton (3,97%) che alcuni osservatori vedono come vicini ai pattisti. Il mercato scommette su una guerra all'ultimo sangue che passi anche da ulteriori round di shopping e dal consolidamento delle attuali posizioni, seppure a distanza di sicurezza dalla soglia di Opa del 25%. Tale ipotesi è stata infatti esplicitamente esclusa dal patto e i tre azionisti si sono persino riconosciuti la manleva.
Gli interrogativi sono numerosi considerando gli intrecci che legano i protagonisti dello scontro. A iniziare dalla posizione in Mediobanca del fondatore di Luxottica (che di Piazzetta Cuccia ha il 18,9% ed è autorizzato dalla Bce a salire fino al 20% ma solo come investitori finanziario) e di Caltagirone (al 3% con una opzione fino al 4,95%). Tanto più che, secondo quanto calcolato da Banca Akros, il prestito titoli effettuato da Mediobanca sul 4,42% di Generali per distanziare i « pattisti», presenta un costo annuo stimato in 20 milioni di euro. Il broker ha poi evidenziato come la merchant bank abbia «una lunga tradizione di indipendenza rispetto alla sua base azionaria e questa mossa è pienamente allineata a questa tradizione, anche se uno scontro non può essere completamente escluso».
Peraltro, come sottolineato Equita, la mossa di Mediobanca è da ritenersi finalizzata a proteggere il proprio investimento che, a giudizio degli esperti, garantisce un ritorno superiore al 13% e vale il 34% degli utili di Piazzetta Cuccia.
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