Il consiglio Generali si spacca su Donnet

La lista passa a maggioranza, 4 i "no". A Galateri il coordinamento delle nomine

Il consiglio Generali si spacca su Donnet

Il primo round nel muro contro muro nel cda di Generali lo vince, come da attese, il fronte di Mediobanca (al 12,93% del capitale ma al 17,22% dei diritti di voto) e DeAgostini (all'1%). Ma la guerra in vista del rinnovo del board sarà ancora lunga e ai soci «ribelli» - Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Crt (che hanno siglato un patto di sindacato sul Leone al 12,5% del capitale) non mancano né risorse né altre armi. I due imprenditori stanno infatti continuando a fare shopping e non sembra intendano fermarsi: il fondatore di Luxottica ha rilevato un altro 0,03% di Generali arrivando al 5,13%.

Ieri il board del Leone ha approvato, a maggioranza, l'avvio dei lavori per la preparazione della lista del cda guidata dall'ad Philippe Donnet. La soluzione è fortemente voluta da Piazzetta Cuccia che, con una mossa a sorpresa giovedì scorso ha preso in prestito il 4,42% dei diritti di voto su Generali, distanziandosi così dai pattisti. Questi ultimi chiedono un ricambio al vertice e contestano la scelta di voler proseguire con la predisposizione di una lista dell'esecutivo con un cda spaccato. L'esito del cda di ieri (9 voti a favore e 4 contrari riconducibili ai pattisti), rispecchia le precedenti votazioni che si sono svolte sul tema.

Un ruolo centrale nel coordinamento del comitato nomine sarà svolto dal presidente Gabriele Galateri di Genola e da un comitato ristretto composto dai soli indipendenti (Alberta Figari, Sabrina Pucci e Diva Moriani, anche se il cda può nominare un suo componente indipendente) che interverrà nelle fasi funzionali alla selezione. La procedura prevede la valutazione sulla «doverosità e/o l'opportunità di astenersi» dalle votazioni sui candidati qualora i consiglieri riconducibili agli azionisti «non abbiano dichiarato formalmente che non presenteranno, né concorreranno a presentare, una lista di candidati concorrente alla lista del cda». Il che è interessante considerato che in cda, oltre ai consiglieri riconducibili ai pattisti, siedono anche i rappresentati di Assogestioni.

Non sono poi escluse ripercussioni in Mediobanca, dove Del Vecchio, in due anni, è diventato primo azionista con il 18,9% e Caltagirone nel giro di pochi mesi ha fatto irruzione nel capitale salendo subito al 3% (4,95% qualora abbia esercitato l'opzione). Il primo banco di prova sarà il 28 ottobre quando l'assemblea di Mediobanca delibererà, oltre al bilancio, la remunerazione dei vertici che già un anno fa aveva fatto storcere il naso a Del Vecchio e oggi in aumento: l'assegno per Alberto Nagel, ad della merchant bank, è di 4,17 milioni (+34% grazie agli incentivi variabili). Gli azionisti hanno tempo fino all'8 ottobre per richiedere l'esame di eventuali ulteriori punti all'ordine del giorno.

Acque agitate infine in Edizione, la holding dei Benetton che, con il 3,97% in Generali e il 2,1% in Mediobanca, è diventata l'ago della bilancia per la partita finanziaria dell'anno.

È stato infatti emesso un provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di Enrico Laghi, presidente di Edizione, e manager che grazie ai suoi rapporti con i diversi fronti era ritenuto in grado di dialogare con i pattisti.

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