A un anno dal rinnovo del board, Generali conferma gli obiettivi 2021 e sommerge con un super dividendo i propri azionisti. Compresi quelli che hanno lasciato trapelare qualche disappunto sulla gestione e sulla mancata crescita del gruppo attraverso acquisizioni importanti. «L'M&A non è un fine ma un mezzo per garantire valore ai nostri azionisti. Valutiamo opportunità nel settore assicurativo e del risparmio gestito ma, pur disponendo ancora di 2,3 miliardi della somma messa a budget a inizio piano per le acquisizioni, siamo molto disciplinati nell'utilizzarli», ha ribadito l'ad Philippe Donnet nel corso della presentazione del bilancio 2020, sottolineando poi di non ritenere che il nuovo piano industriale, atteso per fine anno o inizio 2022, possa cambiare direzione. Generali ha previsto un monte dividendi sul bilancio 2020 di 2,315 miliardi pari 1,47 euro per azione che, ai prezzi attuali del titolo, corrisponde a un rendimento vicino ai 9 punti percentuali. La cedola sarà pagata in due tranche: la prima di 1,01 euro per azione il 26 maggio, la seconda di 0,46 euro per azione il 20 ottobre (si tratterebbe della tranche sul 2019 congelata in autunno), sempre che l'autorità europea (Esrb) non prolunghi oltre fine settembre lo stop ai pagamenti delle cedole sull'esercizio 2019.
«Siamo in linea con le raccomandazioni del nostro regolatore per entrambe le tranche» ha comunque sottolineato Donnet dichiarandosi fiducioso in merito alla retribuzione degli azionisti. Salvo imprevisti, Mediobanca (primo azionista di Generali con il 12,97% del capitale) incasserà quindi 298,6 milioni, Francesco Gaetano Caltagirone (al 5,7%) 131 milioni, Leonardo Del Vecchio (al 4,8%) 112 milioni e i Benetton (al 3,98%) 92 milioni.
Sul mercato ci si interroga se la pioggia di dividendi in arrivo basti a soddisfare i soci che, da qualche tempo, hanno dato avvio alle grandi manovre sul Leone. Nell'ultimo anno e mezzo Del Vecchio è entrato in Mediobanca, di cui oggi è al 13,2% del capitale con l'assenso della Bce a portarsi fino al 19,9%. E Caltagirone ne ha seguito l'esempio: l'imprenditore romano, oltre a rafforzare la presa a Trieste, è appena entrato in Piazzetta Cuccia con l'1,01% del capitale. «Sono tutti i giorni sotto l'esame del mercato, dei numeri e dei fatti», ha risposto Donnet a chi gli chiedeva se, viste le mosse sullo scacchiere, si sentisse sotto pressione, per poi ribadire di «essere focalizzato al 200%» sul raggiungimento dei target previsti per fine 2021, l'ultimo anno del piano industriale. Nel 2020, «in un contesto senza precedenti», Generali ha registrato 70,7 miliardi di premi lordi (in crescita dello 0,5%), un risultato operativo di 5,2 miliardi (+0,3) e un utile netto di 1,744 milioni (-34,7%) penalizzato da svalutazioni e oneri straordinari.
A livello patrimoniale l'indice di solvibilità si è attestato al 224% (salito poi a fine febbraio al 228%) grazie a una generazione di cassa di quattro miliardi. Sul fronte industriale a risaltare è stato, tra l'altro, il risparmio gestito: la divisione nel 2020 ha registrato 386 milioni di profitti (in aumento del 38% sul 2019 e pari al 22% degli utili dell'intero gruppo) grazie alla creazione della piattaforma multi-boutique che si è finora rivelata tra le scommesse vincenti del piano industriale in corso.
Per quanto infine riguarda i 300 milioni investiti per il 24,4% di Cattolica, Donnet si è detto molto soddisfatto grazie all'«implementazione» delle partnership industriali previste dall'accordo in particolare nel gestito e nelle riassicurazioni.
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