I malumori dei grandi soci per la paralisi di Telecom

I malumori dei grandi soci per la paralisi di Telecom

L'offerta di Sawiris per un aumento di capitale e quella della Cdp per lo scorporo della rete fissa, le due proposte alternative di cui si parlerà nel cda di giovedì prossimo, hanno entrambe poche o nulle possibilità di andare avanti. Per questo sta crescendo il malcontento di alcuni dei grandi soci di Telecom nei confronti del presidente Franco Bernabé. E non per le sue capacità, che non sono messe in discussione da nessuno, bensì per l'immobilismo nel perseguire una strada che renda l'investimento in Telecom meno pessimo di quanto non sia da tempo. Con il sospetto che l'obiettivo sia al contrario quello di lasciare le cose così come sono.
I soci italiani di Telco, la holding con il 22,4% del capitale Telecom, hanno pagato le azioni 2,53 euro. Le hanno svalutate a 1,5, ma sul mercato si scambiano a 0,7. Le nuove Generali di Mario Greco (che di Telco ha il 30,6%) prima di tutto e Mediobanca (11,6% di Telco) sono gli azionisti più scontenti (Intesa Sanpaolo, con l'11,6% della holding lo è meno). E al loro interno sono altrettanto scontenti alcuni dei maggiori soci industriali e finanziari, che di fronte a una buona offerta, che riconoscesse ai soci Telco un premio di maggioranza, venderebbero al volo, senza più preoccuparsi del totem dell'italianità. O, in alternativa, vedrebbero di buon occhio la cessione di qualcosa di quanto sta al «piano di sotto», se è vero che le singole parti, valutate una ad una (Italia, Brasile, rete fissa e pure TiMedia), varrebbero di più della loro somma.
Ma la cessione della rete, per esempio, non ha mai convinto Bernabé, che farà di tutto per riuscire a evitarla. Anche perché la normativa europea sembra andare nella direzione di non imporre la separazione societaria. Mentre l'offerta di Sawiris, che al presidente non dispiace perché riconosce un valore anche prospettico al gruppo (con i 2-3 miliardi della ricapitalizzazione si può puntare alla Gvt in Brasile), è in realtà una polpetta avvelenata per Telco. Che, non ha caso, l'ha subito respinta anche quando, in un primo momento, Sawiris si è rivolto direttamente ai soci. D'altra parte effettuare una ricapitalizzazione a 0,7, come offre Sawiris, è improponibile per chi ha i titoli a 1,5, anche perché diminuirebbe automaticamente il valore del premio di maggioranza.
E Sawiris lì si ferma: nessuno crede al lancio di un'Opa, che pure potrebbe avvenire con l'aiuto di qualche fondo (a maggior ragione ora che la normativa europea consente di chiedere a Consob di non dichiarare le quote fino alla soglia del 5%). Non è un caso che il mercato non ha dato quasi alcun credito a un movimento ostile su Telecom. Il cda di giovedì esaminerà sicuramente l'offerta di Sawiris, perché è tenuto a farlo. Il finanziere egiziano forse troverà una sponda in Tarak Ben Ammar, consigliere che siede anche nel cda di Mediobanca e che avrebbe svolto un ruolo nel portare l'offerta di Sawiris a conoscenza prima dei soci Telco, poi di Telecom. Ma i numeri non ci sono.

Né ci sarebbero, per un aumento di capitale riservato, in assemblea. Infine, sullo scorporo è difficile immaginare delibere definitive a breve termine: la partita è lunga e il tempo gioca, anche in questo caso, a favore del presidente.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica