Italia ancora fanalino di coda per l'educazione finanziaria

Italia ancora fanalino di coda per l'educazione finanziaria

Termini come spread, Euribor e bond negli ultimi tempi sono entrati a far parte della nostra vita quotidiana. Parole, che erano appannaggio di una ristretta cerchia di esperti del mondo bancario e della Borsa, oggi «condizionano» i nostri comportamenti grazie alla diffusione attraverso giornali e tv. Se a questo sommiamo le repentine variazioni avvenute nelle Borse mondiali e il cambiamento dei servizi finanziari per le imprese e le famiglie dettato da una sempre maggiore specializzazione, possiamo renderci conto che le decisioni a cui oggi sono sottoposti consumatori e imprese richiedono delle competenze maggiori rispetto al passato per la realizzazione di scelte economiche consapevoli e sostenibili.
Uno studio dell'Abi, l'associazione che raggruppa le banche italiane, informa che secondo il World competitiveness index del 2011 elaborato da Imd (International institute for management development), il nostro Paese si colloca al quarantaquattresimo posto per la diffusione dell'educazione finanziaria e all'ultimo posto tra i soli Stati membri del G8. Da un'indagine Doxa del 2011 emerge inoltre che il 50% dei giovani tra i 18 e i 29 anni non sa cosa sia un'obbligazione, l'83% non riesce ad orientarsi nel risparmio gestito, mentre solamente il 50% dei titolari di un contro corrente è in grado di leggere correttamente il proprio estratto conto.
Per non parlare della previdenza integrativa che viene totalmente ignorata fino ai 40 anni di età. Questi dati dimostrano come puntare a un'adeguata educazione finanziaria e bancaria rivesta quasi una necessità sociale, poiché anche la crescita culturale su queste materie può contribuire allo sviluppo economico del nostro Paese e al contenimento del fenomeno del sovraindebitamento delle famiglie. Tra le persone con più scarsa alfabetizzazione finanziaria ci sono donne e anziani. Tra le famiglie, inoltre, una significativa percentuale assume comportamenti in contrasto con il proprio benessere a causa di un'insufficiente padronanza dei concetti base di economia e finanza.
La crisi del debito europeo ha spinto molti italiani a una maggiore informazione e attenzione verso le tematiche del risparmio e il rapporto con il denaro. È però ora necessario che soggetti pubblici e privati facciano tutto il possibile per favorire l'apprendimento delle regole di base delle Borse e del risparmio all'interno dei programmi scolastici epresso i cittadini e le imprese, per renderli consapevoli delle scelte che faranno in futuro.
Ad oggi in Italia si registrano alcune iniziative realizzate da banche, fondazioni, associazioni dei consumatori e di categoria, che si sono impegnate per diffondere la conoscenza di materie finanziarie e bancarie con un linguaggio semplice pensato per raggiungere tutti i cittadini, le imprese, gli enti non profit, e creare una nuova «cittadinanza economica».
In questo direzione si colloca «In-formati», il programma di educazione bancaria e finanziaria promosso a partire dal 2011 da Unicredit. Tale programma offre gratuitamente ai giovani delle scuole superiori, alle famiglie, agli immigrati, alle piccole e medie imprese ed alle organizzazioni non profit corsi di formazione tenuti da addetti della banca di Piazza Cordusio che mette a disposizione della comunità in cui vive il proprio bagaglio di conoscenze; il tutto senza alcuna finalità commerciale. «In-formati - sottolinea Gabriele Piccini (nella foto), Country Chairman per l'Italia - rappresenta un esempio concreto dell'impegno di Unicredit nella realizzazione di un business sostenibile, in grado di creare valore, nel lungo periodo, per i clienti, i cittadini, le imprese e più in generale le comunità, ed è un impegno ad accrescere la cultura bancaria e finanziaria delle comunità nelle quali operiamo e con essa la capacità, da parte dei cittadini e delle imprese, di realizzare ogni giorno scelte economiche consapevoli e sostenibili». «Unicredit crede fermamente che la sostenibilità di un'attività economica passi anche attraverso la crescita culturale dei consumatori, dei cittadini e delle imprese - continua Piccini - ed è per questo che con il programma In-formati mette al servizio dei territori le conoscenze delle proprie persone che offrono, in forma volontaria, alla comunità in cui vivono il proprio bagaglio di conoscenze, per contribuire alla sfida lanciata da In-formati: avvicinare sempre di più la banca alla vita quotidiana dei cittadini ed imprese (clienti e non) affinché diventino consumatori responsabili e consapevoli».
Come ricordato anche dal governo, la validità delle iniziative di educazione bancaria si misura con gli effettivi risultati conseguiti sul territorio. Unicredit ha monitorato i risultati del programma «In-formati» e ad oggi i dati raccolti indicano che i corsi hanno aumentato sia tra le imprese sia tra le famiglie la padronanza dei concetti base dell'economia, anche su tematiche considerate complesse. Si registra così a livello nazionale un incremento dell'indice di alfabetizzazione per le famiglie dal 56% al 92% per i mutui e dal 45% all'87% per il credito al consumo; e per le imprese dal 64% all'82% sulle logiche di valutazione del merito di credito e da 62% a 82% per quanto concerne i criteri di Basilea. Sul sito di Unicredit (www.unicredit.

it) è possibile approfondire le tematiche di banca e finanza sfogliando il catalogo corsi di «In-formati», mentre scrivendo alla casella di posta ebf-Italia@unicredit.eu si possono richiedere informazioni circa i corsi presenti nelle 63 provincie italiane in cui il programma è attualmente attivo.

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