L'iPad sfida la crisi: i consumi crollano ma la Apple vola

Negli Stati Uniti venduti tre milioni di nuovi tablet in un weekend. Costa 700 euro, code anche in Italia: il boom dell'"élite globale"

L'iPad sfida la crisi: i consumi crollano ma la Apple vola

La crisi non morde la mela. Nonostante i consumi in calo l’uscita dei nuovi prodotti Apple riesce sempre a «riattizzare» il mercato. I vari iPhone e iPad per i consumatori sono una specie di Viagra, una sirena irresistibile. Per avere le nuove versioni dei prodotti, schiere di indomiti sono stati, anche ieri notte in Italia, ore e ore in fila. E poco importa se il nuovo iPad non ha granché di più del vecchio. È l’evento Apple: per i fans l’importante è non solo comperare, ma partecipare. E si riproduce instancabilmente negli Usa come in Europa a ogni sospiro, ossia a ogni «upgrade», avanzamento, dei magici prodotti, smartphone o tablet pc, inventati dalla casa di Cupertino. O per meglio dire dal suo fondatore, Steve Jobs, prematuramente scomparso nel settembre scorso. E sostituito nella guida dal suo clone, James Cook (nella foto): stessi vestiti, altro carisma.
E mentre l’iPhone è arrivato alla versione 4S (in totale ne sono stati venduti 183 milioni), ieri è uscita anche in Italia la versione 3 dell’iPad, il tablet Apple che vanta ormai decine di tentativi di imitazione, più o meno riusciti. Apple, in due anni, ha venduto 55 milioni di iPad e il lancio del nuovo prodotto è già un successo: 3 milioni di pezzi nel suo primo weekend, quello scorso, in Usa e Nord America. Ma anche in Italia l’evento è arrivato puntuale, ieri per l’appunto. Per l’occasione Tim, Vodafone e «3» hanno tenuto i loro negozi aperti tutta notte e le code non sono mancate come del resto davanti agli Apple Store di Roma, Carugate e Catania. Quanti ne abbiano venduti non è dato saperlo. Solo «3» ha dato qualche numero: mille pezzi in una notte. Non male per una tavoletta di quasi 10 pollici che costa, nella versione 4G-wifi (quella che supporta anche la tecnologia Lte per navigare a banda ultralarga sulla rete mobile) da 600 a 800 euro. In realtà qualche vantaggio l’iPad 3 ce l’ha: il display retina che ha quattro volte i pixel dell’iPad 2, per immagini ultranitide e una fotocamera da 5 megapixel. Il che lo rende il perfetto maggiordomo multimediale in grado di girare video, montarli con iMovie e condividerli in rete. Però tra le cose che ci sono, ma non si possono usare, il riconoscimento vocale per dettare sms o mail, non presente in lingua italiana, e la già menzionata connettività Lte che nel nostro Paese sarà però attiva solo l’anno prossimo. In compenso iPad 3 può navigare su rete mobile a grande velocità (42 «Mpbs») nelle città già dotate di questa tecnologia. E pazienza se la batteria superpotente, 10 ore di autonomia, scalda un po’ troppo: se un prodotto è «cult» anche i difetti diventano pregi.
D’altra parte è su tutto questo che Apple ha costruito la sua fortuna e in Borsa è diventata la prima società di Wall Street per capitalizzazione: oltre 550 miliardi di dollari. Un fatto che non ha precedenti perché la più grande Borsa del mondo era abituata a incoronare campioni molto più industriali, con i piedi per terra. In altri termini, società che sfornavano prodotti concreti dando lavoro a eserciti di persone. Roba tipo Exxon Mobil o General Electric: la prima, per esempio, fa quasi più di 485 miliardi di fatturato all’anno. La seconda conta 300mila dipendenti. In confronto Apple è un nanerottolo, con 108 miliardi di ricavi nell’ultimo esercizio e sì e no 60mila dipendenti. Eppure il mercato premia Apple. E i consumatori anche: due cose che vanno di pari passo perché il mercato interpreta cosa vogliono i consumatori e da Apple riceve una risposta molto chiara: vogliono sogni e gadget.
E questo è quanto, da 11 anni a questa parte, ha iniziato a fare il gruppo fondato da Steve Jobs. Non c’è crisi che tenga: lo dimostrano le vendite di iPhone e iPad di questi ultimi due anni, proprio quelli della più grande crisi economica dal secondo dopoguerra. Di fronte a questi status symbol della comunicazione non c’è recessione che tenga. Il crollo dei consumi, che ieri Confcommercio ha ribadito in scala nazionale, non ha niente a che vedere con un’azienda che vende sogni e gadget.

Certo, i numeri vanno visti nella loro giusta dimensione: l’iPad non è un prodotto di prima necessità. È molto più brioche che pane. Il target è quello che l’Economist definisce l’«élite globale». Ma basta e avanza per fare numeri mostruosi e per mostrare, a chi lo vuole seguire, dove va il mondo.

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