Mediobanca, i soci ripensano il «patto»

Mediobanca, i soci ripensano il «patto»

Era annunciata come l'assemblea della svolta di Mediobanca. E lo è stata. Non tanto per l'approvazione del bilancio 2012-13, che chiude l'epoca della banca holding. Quanto più per la nuova sfida che qualcuno ha scelto di lanciare proprio ieri: la trasformazione del patto di sindacato nato 25 anni fa con la «privatizzazione» dell'istituto.
Naturalmente non è un percorso così diretto: non ci sono annunci ufficiali. Ma la voce di una modifica del patto in un accordo di consultazione, con un alleggerimento dei vincoli sulla disponibilità delle azioni e l'abolizione dei diversi gruppi, è ieri uscita dall'interno del patto stesso. Il presidente del sindacato di blocco, Angelo Casò, ha smentito: «Non ci sono novità di cambiamento rispetto a quanto comunicato in data 30 settembre su rinnovo, tipologia e composizione dell'accordo».
In realtà il percorso è partito: di qui a un anno, quando andrà rinnovato l'intero cda, la governance di Mediobanca andrà riveduta soprattutto alla luce di un futuro cda più snello. I 22 membri del board (ieri l'assemblea ha votato no alla revoca di Marco Tronchetti Provera) non sono più attuali: da tempo Bankitalia spinge per consigli più snelli e meno barocchi. Per questo il presidente di Mediobanca, Renato Pagliaro, lavorerà nei prossimi 12 mesi con i soci per una «manutenzione» del patto, anche per sincronizzarne la scadenza (oggi biennale) con quella del cda (tre anni). E in questo generale rimescolamento di carte, l'ipotesi di cambiare anche forma al patto, trasformandolo in sola consultazione, è più che concreta. E di certo è questo lo sbocco finale, coerente con quanto Mediobanca sta facendo nelle società a cui partecipa, sciogliendo vincoli storici come Rcs o Pirelli.
Le voci che poi, alla fine del percorso, Mediobanca possa fondersi con il suo primo azionista Unicredit, continuano a essere respinte al mittente. Ieri lo ha fatto lo stesso ad Alberto Nagel: «Non è nelle nostre prospettive, non è nel nostro piano, né in quello di Unicredit». L'ad ha invece fornito le prime indicazioni sull'esercizio in corso, il primo del nuovo piano d'impresa: il trimestre luglio-settembre si è chiuso con un utile netto di 171,2 milioni, in crescita del 57% rispetto allo stesso periodo del 2012. Piazzetta Cuccia ha smobilizzato asset con plusvalenze per 80 milioni, le prime in attuazione del piano 2014-2016. Mediobanca ha ridotto dall'11,62% al 7,34% la partecipazione in Telco con una plusvalenza di 59 milioni e ha smobilizzato lo 0,49% di Rcs detenuto fuori patto e l'1,3% di Gemina con un plusvalenza complessiva di 21 milioni. Il valore di mercato delle partecipazioni in portafoglio ha ripreso vigore ed è salito a 5,1 miliardi da 4,3 di giugno.

Per quanto riguarda le Generali, di cui Mediobanca ha il 13%, l'idea è invece quella di aspettare la seconda metà del periodo del piano per la discesa verso il 10%. Quando l'opera dell'ad Mario Greco avrà portato il titolo molto più su degli attuali 17 euro.

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