Rcs, l'11% passa a nuovi investitori

Rcs, l'11% passa a nuovi investitori

Diego Della Valle, la Fiat, Rupert Murdoch, l'editore tedesco Axel Springer, il private equity di Andrea Bonomi e quello di Claudio Sposito: nessuno di questi soggetti ha comprato ieri i diritti d'opzione che permettono, se esercitati, di acquistare l'11% del capitale di Rcs. Eppure tutti i diritti sono andati a ruba in mattinata.
Nelle ore successive i suddetti soggetti hanno, chi di propria iniziativa, chi sollecitato, negato di averne ordinato l'acquisto. Fiat è già titolare del 20,1% ed è il primo socio; Della Valle dell'8,8% e a Fiat si contrappone per la regia del futuro assetto del Corriere della Sera; Murdoch e Axel Springer sono stati tirati in ballo come possibili partner del futuro, vuoi per comprare pezzi del gruppo (la Spagna, per esempio) vuoi per fare i soci industriali; mentre i private equity sarebbero i soggetti interessati (Bonomi lo ha ribadito anche ieri) a fare i partner finanziari, sempre a condizione che il nuovo assetto lo preveda. Ma niente, nessuno di questi ha comprato i diritti.
Allora la pista da seguire, secondo gli gnomi delle sale operative, è quella dei fondi «hedge», investitori speculativi, che avrebbero fatto un'operazione di arbitraggio molto semplice: acquistare a 2 centesimi le opzioni che danno il diritto di sottoscrivere 3 titoli Rcs a 1,235 euro l'uno, puntando a rivenderli a un prezzo di Borsa maggiore. Se entro martedì 16, data limite per la sottoscrizione, il prezzo di Rcs sul mercato si posizionasse sopra la soglia di arbitraggio, il guadagno sarebbe sicuro. Viceversa, gli investitori butteranno via il diritto perdendo i pochi soldi di questa scommessa. Ieri, per esempio, con le azioni in Borsa a 1,271, per ogni diritto a 2 cent esisteva un guadagno teorico di 88: su un totale di 15 milioni di diritti faceva più di 1,3 milioni di profitti. Mica male.
Quello che si sa è che a far fuori i diritti sono stati, ieri, quattro intermediari, che hanno agito per più di un investitore. La Consob ha chiesto agli operatori le informazioni, vigilando sull'operatività. Ma nessuna comunicazione ufficiale è, in questa fase, dovuta. Gli obblighi informativi scattano solo al momento dell'esercizio, cioè entro il 16, e solo per gli attuali grandi soci. Mentre nuovi eventuali azionisti hanno l'obbligo di comunicare la sottoscrizione di azioni solo in caso di superamento del 2%, entro 5 giorni lavorativi dal 16, quindi per il 24 luglio.
Non è nemmeno escluso che a comprare i diritti, ieri, sia stato solo qualcuno interessato, a poco prezzo, a toglierli di mezzo: se non dovessero essere esercitati entro il 16, l'11% del capitale finirà alle banche del consorzio.
A questo punto tutto fa pensare che la sorte del Corriere verrà decisa nella settimana tra il 22 e il 26 di luglio. Il 25 potrebbe riunirsi il patto di sindacato dei grandi soci. E lì si vedrà se passerà la linea che, dall'esterno, suggerisce Della Valle, cioè quella dell'immediato scioglimento del patto, oppure se si andrà avanti fino al 14 settembre, data prevista per le eventuali disdette, ipotesi che sembra essere la preferita dalla Fiat. Per altre situazioni, come per esempio l'iniziativa di un socio unico forte, non ci sarebbe che l'alternativa del lancio di un'offerta pubblica. Si vedrà.


Intanto, ieri, Rcs ha sottoscritto un contratto per la cessione del 54,6% di Dada a Orascom Tmt Investments. L'«enterprise value» riconosciuto da Orascom è stato pari a 83 milioni e corrispondente a un equity value di 55 milioni. Alla chiusura dell'operazione è previsto che Orascom lanci un'Opa su tutta Dada.

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