Salva-spread all’esame (vero) delle Borse

Dopo l’euforia di venerdì scorso, sarà decisiva la reazione delle piazze finanziarie nei prossimi giorni

Salva-spread all’esame (vero) delle Borse

Più che mai, dopo un vertice europeo, la riapertura delle Borse del lunedì finisce sotto i riflettori. In questo caso le conclusioni del summit di Bruxelles hanno già avuto un primo giudizio da parte dei mercati: il comunicato è arrivato all’alba di venerdì scorso, quindi l’intera vigilia del week end è stata una giornata buona per compare e vendere azioni e titoli di Stato. E che giornata: Piazza Affari ha chiuso a +6,6%, una delle performance migliori di sempre. Mentre Parigi e Francoforte hanno sfiorato il 5% e pure Wall Street, che grazie al fuso orario ha avuto sei ore di più per ragionare, ha portato a casa un 2,2% di grande rilevanza considerato che il tema era europeo. Dimostrando una volta di più quanto la soluzione (eventuale) dell’enigma euro sia parte irrinunciabile per ritrovare una pace globale sui mercati finanziari. Tuttavia non basta, sarebbe troppo facile.

In tutte le sale operative dei broker e della banche italiane ed europee l’euforia di venerdì è stata considerata anomala: un rimbalzo era nelle cose, ma non di questa entità. Il 3-4% era la reazione attesa a una soluzione che comunque ha sorpreso i mercati: non a caso Piazza Affari ha toccato il minimo mercoledì 25, quando il pessimismo sul vertice imminente era il sentimento prevalente. Invece è arrivato questo 6,6% sul quale tutti hanno poi deciso di riflettere ieri e oggi, per capire esattamente cosa è successo ed agire, domani, a valle dell’effetto sorpresa. Anche perché, oltre alle Borse, che misurano soprattutto gli umori sul sistema bancario, quello che conterà sarà lo spread. Sceso sì, venerdì scorso, da zona 470 a 420, ma rimasto assai volatile.
La questione è semplice: se domani e nei prossimi giorni le Borse e gli spread italiano e spagnolo dovessero confermare un trend positivo, allora sarebbe un segnale di inversione di tendenza serio. Ma, si badi, non dovuto alla formale decisione sul salva-spread: a questa credono in pochi perché la capacità dei fondi salva Stati di difendere i titoli pubblici non è considerata una soluzione al problema del debito.

Tuttavia, nel combinato disposto di salva-spread e vigilanza unica europea, unito alla nuova forza dell’asse Francia-Italia-Spagna versus Germani, i mercati potrebbero aver recepito un messaggio chiaro e nuovo: si tratta del primo passo verso un diverso ruolo della Bce nella direzione, ineluttabile, di una banca centrale europea di stampo Fed, cioè autorizzata a intervenire, anche stampando euro, sui mercati.

Certo, di questo per ora non c’è traccia. Ma se i mercati capiscono che la direzione può essere questa, è ovvio che la speculazione al ribasso di stampo planetario e tramite prodotti derivati, avrebbe i giorni contati.

Viceversa, se nei prossimi giorni il film riprendesse da dove lo avevamo lasciato, con pochi alti e tanti bassi, allora anche

questo salva-spread lascerebbe il tempo che ha trovato perché andare contro a un migliaio di miliardi di euro (tanto vale la barriera dei fondi salva Stati) non è certo faccenda in grado di fermare l’attacco a Btp e Bonos.

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