Gli editori: chi non legge i libri si riconosce subito

Non è chiaro se i critici letterari leggano proprio tutti i libri di cui poi scrivono sui giornali o discettano alla radiotelevisione. In compenso non tutti gli editori leggono le critiche. E quando le leggono, si accorgono subito se sono frutto di analisi attenta o di un'occhiata al libro e via, un guarda e fuggi, diciamo. Così parlano alcuni direttori editoriali.
«Leggo le recensioni più importanti», dichiara Jacopo De Michelis (Marsilio). «E distinguerei tra “segnalazioni”, che spesso sono basate sulle quarte di copertina e sui comunicati stampa, e le recensioni vere e proprie. Talvolta gli articoli più brevi si limitano alla descrizione generica del contenuto del libro. Diverso il caso di pezzi più ambiziosi, come l'intervista all'autore. A volte, per semplificare si ricorre all'anticipazione, cioè la pubblicazione di un breve estratto di un'opera. Meno basata sull'analisi del testo, non comporta il giudizio critico».
Maria Giulia Castagnone (Piemme), sostiene di leggere tutte le recensioni. «A volte ho l'impressione che i recensori sappiano quello che dicono. Però ho sviluppato una specie di sesto senso per riconoscere quelli che invece usano i trucchi: una specie di tono generale, per esempio quando fanno troppo gli spiritosi. A fronte di critiche ragionate ci sono quelli che menano il can per l'aia. Del resto non tutti sono così raffinati da preoccuparsi di nascondere il fatto di non aver letto il libro di cui scrivono. Forse perché sono convinti di parlare a una sorta di “lettore qualsiasi”, non agli addetti ai lavori». Dice Elisabetta Sgarbi (Bompiani): «Non le leggo tutte, le recensioni, sennò non potrei più leggere i libri che pubblico. Ma non mi sento in colpa; le più interessanti me le raccontano gli autori. Però mi è capitato di leggerne qualcuna in cui venivano citati personaggi che nel frattempo erano spariti dal libro. Forse il critico aveva attinto dalla scheda promozionale. In compenso certe stroncature sembrano fatte a priori, a tutti i costi, da chi abbia scelto di non leggere neppure l'opera di cui scrive». Mariagrazia Mazzitelli (Salani) distingue: «Le recensioni di libri per ragazzi sono in genere scritte in modo molto serio. Meno però quelle dei grandi giornali. Quanto alla narrativa in genere, si capisce benissimo che spesso il giornalista non ha letto più di dieci pagine». Per Beatrice Masini, responsabile editoriale dei libri per ragazzi Rizzoli e Fabbri «un conto sono gli esperti. Ma la maggior parte dei recensori “generici” di libri per ragazzi se ne occupano due volte all'anno: in primavera, alla Fiera di Bologna, e a Natale. E anche lì collezionano dei polpettoni dove ci sono tre righe per tutti».

A salvare in corner i giornalisti recensori ci pensa Andrea Riccardi (Mondadori): «La superficialità, quando c'è, è evidentissima. Ma sono convinto che la critica militante svolga ancora un ruolo di coscienza civile, tanto verso i lettori quanto verso noi editori».

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