Effetto Lubna: il mufti egiziano dà l'ok alle donne coi pantaloni

Una delle maggiori autorità del Cairo torna sul caso sudanese

La storia di Lubna Hussein, la giornalista sudanese che ha rischiato quaranta frustate per aver portato i pantaloni, sta avendo ripercussioni nei Paesi vicini. Il Mufti egiziano, massima autorità nazionale per quanto riguarda l'applicazione della legge coranica ha fatto sapere che è un diritto delle donne indossare in pubblico i pantaloni. Lo ha fatto in seguito al processo che ha visto Lubna Hussein protagonista in Sudan di una battaglia legale con il governo di Khartoum. Il Grand Mufti Ali Gomaa ha risposto a una domanda durante una lezione pubblica. Ha anche aggiunto qualche dettaglio: i pantaloni, ha detto, non devono essere stretti e trasparenti. Inaccettabili, ha spiegato, i pantaloni «elasticizzati».
La decisione del governo sudanese di alcune settimane fa di frustare dieci donne perché avevano indossato in pubblico i pantaloni aveva sollevato critiche internazionali. Lubna Hussein, una delle protagoniste, giornalista e funzionaria delle Nazioni Unite, aveva rifiutato di essere frustrata decidendo di andare a processo e chiedendo a tutti i mass-media locali e internazionali di presentarsi in tribunale il giorno dell'udienza.

La 43enne ha utilizzato il caso per attirare l'attenzione internazionale sulle leggi restrittive sudanesi che seguono un'interpretazione particolarmente radicale delle norme coraniche e sulla condizione delle donne nel Paese.

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