Emiliano ha voglia di secessione e lancia i «Terroni democratici»

BariIl progetto è ambizioso, il nome è tutto un programma: «Terroni democratici». Ma salvo ripensamenti dell’ultima ora si chiamerà proprio così il Pd del Sud che il sindaco di Bari, Michele Emiliano, intende lanciare ufficialmente nel corso di una convention di due giorni già fissata per il 9 e 10 aprile nel capoluogo pugliese. «Vogliamo mettere insieme le forze migliori delle regioni meridionali per riprendere in mano il destino di questi territori», dice Emiliano. Il quale non è tipo che le manda a dire e, come spesso gli capita, non risparmia qualche stoccata al suo partito. «Su tante cose – dichiara – dà l’impressione di essere indietro e soprattutto dimostra di non conoscere il Mezzogiorno continuando a non prendere assolutamente in considerazione, tanto per fare un esempio, il gran lavoro di molti sindaci di queste parti».
Il fatto è che secondo Emiliano, presidente regionale pugliese del Partito democratico, «i dirigenti nazionali del Pd hanno ben presente il tema della questione settentrionale, mentre ignorano quella meridionale». E spiega: «Basti pensare che sono stati inviati parlamentari del nord a commissariare Napoli e la Calabria». Insomma, tra le righe dell’iniziativa si legge un certo disappunto che comincia ad affiorare tra i ranghi del Pd a sud di Roma. E così prende consistenza il progetto di un partito nel partito. Il sindaco di Bari ha già ottenuto il sostegno del primo cittadino di Salerno, Vincenzo De Luca. Ma non solo. Perché al duplice appuntamento di Bari saranno presenti tutti i delegati delle assemblee regionali di Puglia, Campania, Abruzzo, Molise e Basilicata. E non mancheranno comunque i leader nazionali. «Ci sarà anche Massimo D’Alema e mi auguro che venga Pier Luigi Bersani», dice Emiliano che tende a precisare come tutto rientri «nel pieno spirito dello statuto che parla di partito federale».
Il sindaco di Bari ha già lanciato un appello via Facebook, ormai la sua vetrina di riferimento, precisando che l’assemblea sarà «aperta a tutti, in particolare a chi critica il Pd pur continuando ad amarlo» oltre che «alle liste civiche e ai movimenti meridionalisti» e «a quei cittadini che si sono stufati di criticare e vogliono fare politica attiva». Emiliano vuole cancellare lo stereotipo del Sud piagnone e sottolinea che «è arrivato il momento di affermare l’esistenza di un altro Mezzogiorno dove ci sono amministrazioni capaci e, giusto per dirne una, si fa la raccolta differenziata; eppure – aggiunge polemico - tutto questo non viene riconosciuto nel nostro partito». In ogni caso Emiliano apre al dialogo. «Vogliamo organizzarci per essere interlocutori del governo», dichiara soffermandosi poi sulla scelta del nome, che non poteva passare inosservato.

«Ho deciso di puntare sul termine terroni – spiega - per dimostrare che anche un insulto può essere trasformato in qualcosa di positivo e poi perché mi piace essere autoironico; tra parentesi, per quanto mi riguarda la parola terrone non è assolutamente offensiva, anzi per me è un complimento».

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