"Cristiani nel mirino Ma è terrorismo, non guerra civile"

Il portavoce dei cattolici in Egitto: "Perseguitati, però non è uno scontro religioso. Loro vogliono creare un Califfato"

Padre Rafiq Greiche, portavoce dei vescovi cattolici egiziani
Padre Rafiq Greiche, portavoce dei vescovi cattolici egiziani

Negli ultimi giorni la lista degli attacchi a chiese, negozi, istituzioni cristiane è impressionante, ma pochi ne parlano. Nell'intervista esclusiva a Il Giornale, padre Rafic Greiche, portavoce della chiesa cattolica in Egitto, denuncia la «doppia vendetta» dei Fratelli musulmani contro i cristiani. E sul caos del Cairo sostiene tanti scomodi punti di vista, soprattutto per noi europei.

Padre è vero che negli ultimi giorni le chiese e i cristiani sono sotto tiro?

«Quando la polizia e l'esercito sono intervenuti smantellando i loro raduni al Cairo, i Fratelli musulmani sembravano impazziti e hanno cominciato ad attaccare le chiese in tutto il Paese. Quarantanove chiese sono state saccheggiate e bruciate. Sette cristiani sono morti e altri 17 rapiti. È stata una doppia vendetta: ci hanno attaccati perché siamo cristiani e per aver appoggiato l'esercito facendo parte di quell'ampia fetta della popolazione contraria a Morsi. Giovedì, con l'attacco a gran parte delle 49 chiese, è stato il giorno più nero della cristianità in Egitto da molto tempo».

Dove si sono verificati gli assalti peggiori?

«Gli estremisti hanno colpito soprattutto nei villaggi dell'alto Egitto, nelle aree più povere. Sono state date alle fiamme le scuole delle suore e bloccati gli agenti e i vigili del fuoco che volevano intervenire per interrompere le razzie e spegnere gli incendi».

È uno scontro religioso?

«No. Voglio sottolineare che non si tratta di una guerra fra cristiani e musulmani. Questa è una guerra fra il popolo egiziano e i terroristi. La Fratellanza non è un partito democratico, come i vostri in Italia. Il loro è un nuovo movimento fascista, come quello creato da Mussolini quando conquistò il potere, che vuole portare la guerra nelle strade del Cairo».

Cosa accade in Egitto?

«Per un anno abbiamo avuto al potere (Mohammed) Morsi come presidente, che rappresentava i Fratelli musulmani. Per tutti gli egiziani, non solo per i cristiani, è stato un anno disastroso. Si è messo contro le forze armate, che in questo Paese sono un'istituzione importante. E l'economia è crollata: i salari hanno cominciato a non venir pagati, i prezzi sono aumentati. La situazione è peggiorata rispetto ai tempi di Mubarak e subito dopo. E per i cristiani i problemi settari aumentavano ogni giorno».

Eppure Morsi aveva promesso di rispettarvi...

«Voi in Europa non capite che i Fratelli musulmani hanno un'altra agenda, un progetto diverso. Il loro obiettivo è ristabilire il Califfato che è andato perduto nel 1924 grazie ad Atatürk. Secondo questo piano l'Egitto è parte del Califfato e non un singolo Paese. In Tunisia sono al potere con Ennahda, in Siria sperano di vincere la guerra. In Giordania e Sudan sono forti e il loro sogno è creare il Califfato, il prima possibile, con tutti questi Paesi».

Però Morsi, presidente eletto, è stato rovesciato da un golpe dei militari...

«No, è accaduto il contrario. In Europa parlate di golpe, ma non è così. Si tratta di un colpo di Stato popolare. Trenta milioni di egiziani sono scesi in piazza con il movimento Tamarrod (ribellione). E l'esercito ha protetto il popolo accettando la sua volontà».

Il primo ministro transitorio vorrebbe mettere fuorilegge i Fratelli musulmani. Lei cosa ne pensa?

«Se non si fermano sarà impossibile che tornino nella vita politica dell'Egitto. Anche fra i Fratelli musulmani c'è chi non vuole usare la violenza, ma fino a quando non faranno marcia indietro non possono venir reintegrati nella società. Il loro partito è diventato criminale, non più politico».

I cristiani appoggiano l'esercito, ma i soldati hanno sparato anche su manifestanti disarmati...

«Nella guerriglia urbana cosa devono fare i militari? L'esercito ripete ogni volta: "Non sparare, non sparate". Tutta la notte di venerdì le forze di sicurezza hanno negoziato con gli occupanti della moschea Fatah (sgomberata sabato, nda) per farli uscire senza spargimenti di sangue».

Appoggiate il generale Al Sisi, attuale ministro della Difesa che ha deposto Morsi, come futuro presidente?

«Appoggiamo Al Sisi in questa situazione, ma per future elezioni vedremo. Se vorrà candidarsi dovrà presentare un programma e poi valuteremo».

Perché i governi e i media occidentali vengono accusati di manipolare la realtà egiziana?

«Fin dal primo giorno la diplomazia americana si è schierata contro (la deposizione di Morsi. nda). Gli occidentali hanno di fatto appoggiato i Fratelli musulmani in nome dei diritti umani o di quelli politici e non si rendono conto che questi personaggi sono dei terroristi, non si tratta di un normale partito politico. Lo stesso presidente Obama, quando ha parlato delle violenze in Egitto, non ha detto che sono stati i Fratelli musulmani a dar fuoco alle chiese».

Scoppierà la guerra civile?

«Questa non è una guerra civile, ma un conflitto contro il terrorismo. Ci sarà ancora spargimento di sangue fino a quando non verranno soddisfatte tre condizioni.

La prima è fermare gli investimenti e il riciclaggio del denaro dei Fratelli musulmani, la seconda è che devono perdere l'appoggio occidentale e terzo bisogna bloccare i finanziamenti che gli arrivano dal Qatar e da chi vuole dominare l'Egitto».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica