«È morto l'uomo simbolo della libertà e del coraggio, che ha sempre difeso il suo popolo, pagando anche con il carcere le sue idee. Nelson Mandela con la sua gente ha combattuto le ingiustizie e la fame nel mondo».
È il dolore di Diego Armando Maradona per la morte dell'uomo che sconfisse l'apartheid. L'ex pibe de oro affida al Giornale i suoi pensieri in questa intervista concessa in esclusiva, dalla sua casa di Dubai.
Commosso per la fine di Madiba?
«Sì, ho pianto quando ho saputo della sua morte. Era anziano ma era importante per il mondo intero. Uomini come lui non dovrebbero morire mai».
Che messaggio lascia al mondo Mandela?
«Anche se non sono nato nella sua terra, lo ringrazio per tutto ciò che ha fatto. Adesso siamo tutti più soli. Ha lasciato al mondo un'eredità spirituale che abbiamo tutti il dovere di portare avanti, per far vincere la pace e l'uguaglianza tra i popoli».
Diceva Mandela, "Ho imparato che il coraggio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L'uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla". Nella sua vita quando ha avuto paura?
«La paura fa parte dell'animo di ognuno di noi, ma la dignità e il grande amore per la libertà e per la giustizia sono gli ingredienti necessari per far prevalere il coraggio. C'è stato un tempo in cui sono stato il carnefice di me stesso, ma non ho mai fatto male ad altri, anzi per non dare dolore ai miei cari ho combattuto per vivere ed ho vinto. In quel periodo dovevo cacciare un mostro che stava divorando la mia vita. Tu chiamala droga ma io so che era un mostro che stava per uccidermi e lasciare sole le mie due bambine. Ho avuto ragione io nella partita con la morte grazie alla forza e coraggio che erano in me».
Quando fu eletto Papa Francesco lei disse che in Argentina c'erano due Re: Jorge Mario Bergoglio e lei per il calcio. Dopo 9 mesi di pontificato quali sono state secondo lei, le sue opere migliori?
«Ho avuto la gioia di conoscere Papa Giovanni Paolo II e durante il colloquio parlammo della necessità di un cambiamento della Chiesa. Vedo che il pontificato di Papa Francesco va proprio in questa direzione e di ciò sono felice. Sta proseguendo il cammino intrapreso da Karol. Lui non è il Papa dell'oro ma il Papa della semplicità. Sogno di incontrarlo».
Maradona, lei ha un contenzioso con il fisco italiano. Pensa di risolverlo oppure di lasciarlo in sospeso per sempre e quindi rinunciare all'idea di un ritorno in Italia per lavorare?
«Io non sono mai fuggito, mi sto difendendo come tutti davanti alla giustizia e non mi arrenderò mai contro queste falsità e cavilli cuciti sul mio nome solo per fare pubblicità, ben sapendo che non ho mai tolto una lira all'Italia. Io, per amore della verità non voglio sconti o favori ma solo giustizia, perciò non ho mai accettato compromessi. Per principio e per dignità ho rinunciato anche a degli sponsor che avrebbero voluto pagare una transazione per me con il fisco, per farsi pubblicità e farmi tornare in Italia. Sarebbe stato comodo ma ingiusto per i miei cari e i miei tifosi. Qualcuno avrebbe potuto pensare, allora Maradona era colpevole, ma questo non potrà mai dirlo nessuno. Non mi paragono a Sofia Loren: lei, poverina è stata prima sbattuta in carcere e poi 30 anni dopo le hanno detto: ci scusi signora lei non aveva evaso il fisco e non doveva entrare in cella. È una donna che ammiro e che un giorno vorrei abbracciare».
Quindi?
«Basta perseguitarmi, facciamo vincere i valori della giustizia e della legalità. Non voglio stare ancora lontano dall'Italia e da Napoli per un'ingiustizia e per una violazione fiscale che non è mai esistita. Secondo i miei accusatori dovrei pagare 40 milioni ma in realtà si tratta di soli 6 milioni evasi. I restanti 34 milioni sono gli interessi maturati in tutti questi anni. Mi hanno condannato senza avere le carte in regola. Questa è la verità che oramai tutti conoscono grazie ai miei avvocati Angelo Pisani e Angelo Scala».
Addirittura sono in uscita altri due libri su Maradona: c'è ancora qualcosa che non si sappia della sua vita?
«Il mio amico Stefano Ceci ha scritto la storia di un bambino che sognava e amava Maradona. Quel bambino era Stefano: il sogno non solo si è trasformato in realtà ma addirittura è diventato il mio assistente. Maradona il sogno di un bambino verrà presentato a gennaio.
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