In un'azione che gli ex ribelli della Camera dei rivoluzionari hanno definito un "arresto" secondo le regole del codice penale in vigore, il premier libico Ali Zidan è stato prelevato questa mattina dall'hotel Corinthia a Tripoli e trattenuto per alcune ore.
Il primo ministro, secondo un funzionario statale citato dall'agenzia ufficiale Lana, sarebbe stato portato al Dipartimento anticrimine, sezione del ministero dell'Interno da cui il gruppo di ex ribelli dipende. Ali Zidan si trovava con due guardie, rilasciate dopo pochi minuti.
Se la procura generale si è affrettata a smentire di avere emesso un mandato d'arresto, diversamente ha fatto l'Anticrimine. In una situazione confusa, un portavoce ha comunicato che il premier era stato messo "in custodia" su mandato del Dipartimento.
Il presidente del Parlamento, Nouri Abusahmain, ha incontrato Zidan nel luogo in cui è trattenuto dagli ex rivoluzionari. Il primo ministro è poi stato rilasciato intorno a mezzogiorno e si è diretto verso il governo.
L'esecutivo ha condannato un "crimine" che "non rispetta la legge libica". Nonostante le rassicurazioni alle missioni diplomatiche, l'ambasciata canadese ha chiuso per motivi di sicurezza fino a nuovo ordine. Il presidente del Parlamento Abusahmain ha negato qualsiasi coinvolgimento. Anche la Camera dei rivoluzionari ha ritrattato la rivendicazione fatta in mattinata.
Il premier ha dichiarato in conferenza stampa che "quanto accaduto oggi è un gioco politico interno."
Il rapimento di al-Libi
Chi ha rapito Zidan, lo accusa di avere aiutato gli Stati Uniti a prelevare Abu Anas al-libi, qaedista accusato di essere la mente di due attentati che nel 1998 colpirono le ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania, causando oltre duecento vittime.
Cinque giorni fa un commando americano ha rapito in Libia il qaedista. Lo stesso giorno gli Stati Uniti hanno tentato un'operazione in Somalia, contro un membro influente degli Shabaab.
Le autorità libiche avevano negato di essere al corrente del raid e chiesto spiegazioni all'ambasciata statunitense. Fonti citate dal New York Times avevano invece detto che il governo libico sapeva. Una tesi ribadita oggi ad al Arabiya da fonti di Washington. Il gruppo di ex ribelli si era espresso duramente contro la rendition.
Ieri Zidan aveva incontrato la famiglia di al-Libi, assicurando che le autorità avrebbero garantito i diritti dell'uomo, al momento confinato sulla Uss San Antonio, una delle navi militari che si trovano nelle acque del Mediterraneo. Gli americani vorrebbero portarlo a New York per processarlo.
Un gruppo di
duecento marines statunitensi è arrivato nei giorni scorsi alla base siciliana di Sigonella. La mossa è stata decisa di concerto con il governo italiano, per prevenire vendette per il rapimento di al-Libi contro possibili obiettivi nel Mediterraneo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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