Exister, il meglio del teatro-danza tra estro e creatività giovanile

Ticino, armonie azzurre. Chiare come le sue acque. Modellate come le sue curve. Le cui impagabili bellezze hanno ormai conquistato viaggiatori o semplici turisti che vengono a scoprire da ogni parte del mondo le sponde del «blue river» per antonomasia. Un fenomeno geografico e antropologico come pochi altri, sapiente mix tra natura e umanità; laboratorio permanente di confronto e integrazione tra ambiente, braccio e mente dell’uomo; millenario esperimento di quotidiana convivenza tra il dono di Madre Natura e il libero arbitrio degli esseri pensanti.
Quale migliore occasione di una bella domenica di primavera avanzata per andare a riscoprire con poca fatica, magari fin su alla fonte per scendere poi giù nella pianura, un patrimonio assoluto di bellezze incondizionate? E allora via, lasciamoci alle spalle la città per intraprendere questo viaggio affascinante e unico lungo il fiume azzurro e il suo parco, tra i paesaggi scoscesi delle vette svizzere, dove nasce, il lago Maggiore, dove cresce, e le sponde gentili di Lombardia e Piemonte che il corso d’acqua riempie di vita, fino al suo incontro fortunato con il Po, il «grande fiume» del Nord. Un viaggio raccontato con sguardo attento e approccio appassionato anche nel bel libro Ticino, il fiume azzurro, testi e fotografie di Vittorio Buratti, Giulio Fumagalli, Fabrizio Mavero, con la presentazione di Roberto Formigoni (Cattaneo Editore, 240 pagg, 47 euro). Un ritratto fedele e sorprendente del «blue river» e del suo inconfondibile cipiglio, a cominciare da quel corso a carattere torrentizio che lo rendono unico tra i grandi fiumi del Belpaese e non solo.
Allora, per una volta, serviamoci dell’automobile per andare a trovare la natura e a cercare la nostra storia e quella del territorio a cavallo di due nazioni e di altrettante regioni. E partiamo dall’inizio, come si conviene a un’opera ben fatta. Partiamo proprio dalle cime che coronano le sorgenti in Val Bedretto, senza lasciarsi sfuggire la facile ascesa che da Airolo, nel Canton Ticino, porta ai quasi 2500 metri d’altitudine del Passo della Novena (Nufenenpass) e a uno spettacolo sulle Alpi da pelle d’oca. Scendiamo quindi lungo l’autostrada (o la statale) che collega il traforo del Gottardo con Lugano, ma dopo Bellinzona prendiamo l’uscita per il lago Maggiore. Qui la scelta tra le due sponde: la più sofisticata riviera piemontese oppure l’altrettanto bella ma più «accomodante» riviera lombarda. Poi di nuovo giù verso Sud, quando il lago torna ad essere fiume proprio davanti al borgo di Sesto calende. Da qui in avanti è un susseguirsi di fresche correnti, dolci anse, verdi radure, rive (e spiagge) accoglienti, boschi intricati. Puro divertimento oziare presso i facili approdi su entrambe le sponde, utilizzando i ponti di ferro ormai secolari di Sesto, Oleggio e Turbigo. Intanto, il fraterno Naviglio Grande comincia ad affiancare il Ticino, e allora si impone una sosta in uno dei superstiti (si, ci sono ancora!), vecchi «circoloni», e gustarsi un piatto di salame e un bicchiere di Vespolina o di Nebbiolo dei Colli Novaresi.

E giù giù ancora tra i borghi medievali di Boffalora e Robecco; una diversione all’Abbazia di Morimondo, fino ad arrivare al suggestivo ponte di barche di Bereguardo e alla nobile Pavia, con una doveroso passaggio alla Certosa viscontea. A questo punto, per il «fiume azzurro» è ora di rilassarsi, confondendosi con le acque bigie del Po. Altro viaggio. Altra storia.

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