La fine prematura del Terzo polo affondato dalla fuga di Casini

RomaIl Terzo polo, già ribattezzato «Terzo pollo» dalle solite linguacce, in effetti è un vero e proprio polo, ma nel senso di artide e antartide. Il deserto glaciale, da quelle parti, è una realtà. Tutti lo invocano, questo famigerato Terzo polo, ma nessuno poi ci mette piede sul serio. L’unico pinguino che rischia di svernarci veramente è Gianfranco Fini, che tra una mossa e l’altra sta facendo il passo più lungo della gamba, tanto lungo da approdare fin laggiù, nelle nebbie del Terzo polo. Ma con chi? Sembrava dovesse esserci la fila, col numerino per il posto, invece più si è avvicinata l’ora X, più si è diradata la calca. Al momento restano in due, il leader Fli e Rutelli con la sua Api. Il partner vero per terza corsia, «Pierfurby» Casini, si sta rivelando una papabile «sòla» per Gianfranco, che avendo a cuore il futuro e la libertà potrebbe vedere presto coronata la sua ambizione, con un futuro di semi-solitudine. Più libertà di così... Sarà che il nuovo polo è una specie di non luogo, a destra della sinistra, a sinistra della sinistra, al centro del centro ma un po’ spostato in là. Forse è un’illusione ottica, se guardi altrove ti sembra ci sia, ma se provi a metterlo a fuoco sparisce. E «Pierfurby» sulle spaccature ironizza: «Ha ragione chi dice che vogliamo affossarlo, io voglio affossarlo perché la nostra ambizione è quella di essere il primo polo»
Ma poi, cosa sarebbe il Terzo polo? È il polo laico per i laici che nel centrodestra sono soffocati dal clericalismo, ma è anche il polo cattolico per i cattolici che trovano troppo frivolo il berlusconismo, come pure il polo liberista per chi soffre i lacci del dirigismo ma insieme anche il polo con il giusto senso dello Stato. Una chimera, e chi dovrebbe guidarla, tra l’altro? Se la formazione terzista sembra un miraggio da crisi di governo, le liti premature sono molto tangibili. Toccherà a Casini, l’onore? No, perché «non è possibile che noi scuotiamo l`albero, e poi gli altri raccolgono i frutti imponendo il loro leader», confessava al Secolo XIX un anonimo finiano pochi giorni fa. Dunque, tocca a Fini? Calmi, perché non dimentichiamo che «Gianfranco era l`avversario sconfitto da Rutelli nella corsa a sindaco di Roma...», ed è un rutelliano a ricordalo meglio di tutti. E allora chi, Lombardo? La Melchiorre? Tanoni? Sì vabbè... «Troppi galli in un pollaio scassato», dice La Russa, e l’immagine pare azzeccata.
Ognuno è terzista a modo suo, l’unica cosa che unisce le etichette è la colla del papocchio per sgambettare il Cavaliere, con cui peraltro tutti, tranne Rutelli, condividono un passato da ex sodali (i finiani in primis, l’Udc già alleato per un’intera legislatura, il Mpa, persino i diniani). Però il terzismo ha anche un vantaggio strutturale sugli altri due poli: non essendo chiaro cosa sia, ci possono stare dentro tutti, belli e brutti. Simulando si potrebbe anche ficcarci dentro il Pd, o parte di esso, nel Terzo polo. Che a quel punto diventerebbe un po’ il Secondo polo, un polo due bis. Ma c’è sempre spazio anche per le figure rispettate eventualmente fuoriuscite dal Primo polo, o per i tecnici, sempre graditi. Il nome più gradito è quello di Draghi, ma fa bella figura anche Montezemolo, sempre che decida.
Sulla carta i nomi e i partiti non mancano, anzi abbondano. E fuori dalla carta che iniziano i problemi.

Per ora il Terzo polo resta congelato, e di questa terra del ghiaccio Fini è il leader naturale e di diritto, avendoci piantato lui per primo la bandierina Fli. Ma la terza corsia rimane vuota. Doveva essere quella del sorpasso, per ora è solo una corsia d’emergenza.

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