Fontana: «Contro la sinistra la nostra battaglia di valori»

Attilio Fontana, sfuggita per un soffio la riconferma a sindaco di Varese al primo turno, è di nuovo in campo, che per lui coincide con la prima linea.
Ora l’aspetta il ballottaggio con Luisa Oprandi del centrosinistra. Cosa è successo?
E’ successo quello che io avevo previsto fin dall’inizio: la frammentazione delle liste nel centrodestra ha contribuito pesantemente alla dispersione del voto moderato. Se ha ciò aggiungiamo la formazione del cosiddetto Terzo polo, che qui a Varese ha avuto un peso non indifferente, e il calo del Pdl, i conti sono presto fatti.
Col senno di poi, non si poteva proprio evitare la fuoriuscita dell’Udc dalla coalizione?
Da parte mia non c’era nessuna obiezione a mantenere l’aggregazione di partenza. Ma Casini e l’Udc non hanno certo dato una mano a proseguire sulla strada tracciata. Che avrebbe condotto direttamente alla vittoria. Ma tant’è. Se si mettono assieme tutti i voti presi in questa prima tornata, si vede chiaramente che a Varese il centrodestra non solo non arretra ma va avanti.
Vuol dire che si può star tranquilli? Lei è al 49,2%, la sua avversaria è staccata di 19 punti...
Vuol dire al contrario che le cose sono paradossalmente più difficili, perchè bisogna sconfiggere fin da subito quel naturale senso di demotivazione e il conseguente abbassamento di tensione emotiva che può coinvolgere l’elettorato all’indomani di un risultato come questo, quando si è davanti con un margine considerevole e i giochi sembrano già fatti.
Quale sarà la strategia per riconquistare Palazzo estense?
Ora il campo è chiaramente definito. Così come le posizioni degli avversari. La battaglia si gioca attorno a visioni completamente diverse della città e del mondo; non ci possono essere equivoci. Bisogna convincere la gente ad andare a votare, prescindendo da contrasti o divisioni che in questo momento non possono e non devono esistere. Noi, nelle Lega, abbiamo saputo superare queste difficoltà. La battaglia non è finita.
A Gallarate, invece, la Lega è rimasta fuori...
A Gallarate si è creata una situazione insostenibile. Se votassi al ballottaggio, voterei Pd. Credo che dentro la Lega si sia generata un’attenzione a tutte quelle parti politiche che cercano di fare discorsi riformisti seri. C’è una parte del Pdl che è riformista serio e una parte che non lo è. In questi mesi si è assistito esattamente a questo.
I dirigenti del partito le hanno dato una mano?
Da Bossi a Maroni, sono stati tutti presenti. E ci saranno anche nei prossimi giorni, perchè noi siamo abituati a stare con le gente.
Se il ballottaggio la vedrà vincitore, come sarà la «sua» Varese dei prossimi cinque anni?
Innanzitutto dovremo cercare di difenderci dagli strali di Roma, perchè i tagli non sono finiti. E questo sarà nuovamente il mio impegno anche come presidente di Anci Lombardia. Per Varese ho in mente una città vitale, brillante, in trazione, che sappia conciliare lo sviluppo con la qualità della vita.

Varese ha bisogno di spunti per riprendere la corsa, per proporsi come centro di valenza internazionale, grazie anche alla sua posizione geografica.
Un progetto?
L’unificazione delle stazioni ferroviarie attorno a un rivitalizzato quartiere del lavoro, della socialità, delle idee, dell’innovazione, dello sviluppo. Si può fare».

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