Galassia Pirelli, il peso del debito

Il gruppo fa i conti con i mancati introiti degli pneumatici. Il «nodo» di Olimpia

Nicola Porro

Bocciata la quotazione degli pneumatici, che avrebbe fruttato 700 milioni di euro, e chiusa l’operazione di uscita di Hopa da Olimpia (la cassaforte che ha in pancia il 18% di Telecom) costata 497 milioni, è interessante fare qualche considerazione sulle posizioni finanziarie e debitorie della galassia di Marco Tronchetti Provera. Tanto più che in ottobre dovrà sborsare 1,1 miliardi per fare uscire da Olimpia anche Unicredito e Intesa.
Tronchetti controlla - ci passerà il termine giornalistico - i telefoni di Telecom attraverso Pirelli & C (in realtà la piramide è più alta, ma ci possiamo fermare qui) che alla fine dell’anno porterà all’80% la sua quota in Olimpia che ha il 18% di Telecom. Il restante 20% di Olimpia è dei Benetton. E per completare il quadro, Pirelli ha un’opzione per detenere direttamente un altro pacco dell’1,3% di Telecom. La prima questione strategica riguarda la possibilità di mantenere queste tre entità (Pirelli che controlla Olimpia che governa Telecom) finanziariamente e patrimonialmente divise. Pirelli ha ottenuto di separare i propri conti e debiti da Telecom. Ma quando alla fine dell’anno Pirelli avrà l’80% di Olimpia (perché Hopa, Unicredito e Intesa saranno state liquidate) sarà per essa più difficile dire che il suo controllo sulla scatola finanziaria sarà solo congiunto. Insomma in condominio con i Benetton. Una tecnicalità giuridica che fino ad ora ha permesso a Pirelli un consolidamento dei conti (Pirelli-Olimpia) solo sintetico, a patrimonio netto, e non riga per riga comprendendo dunque anche il debito. Discorso diverso riguarda invece la possibile attivazione, in questo processo di consolidamento, anche di Telecom. In questo caso resta il fatto che Pirelli, direttamente e indirettamente, ha un peso che si ferma al 20 per cento in Telecom.
La questione, apparentemente tecnica, ha risvolti finanziari importanti. Le tre società, per motivi diversi, sono indebitate sino al limite. Partiamo dall’alto. Pirelli, con l’esborso che farà il 12 luglio a favore di Hopa, arriva a due miliardi di debito. A cui aggiungere 1,1 derivanti dagli impegni con Unicredito e Intesa e sottrarre 100 milioni già «spesati». Il saldo finale del 2006 sarà di un debito di tre miliardi. A cui si potranno togliere cessioni di partecipazioni finanziarie fino a 600 milioni (per lo più banche), ma che con tutta probabilità non saranno cedute per più di 400. Inoltre è da escludere la cessione delle quote in Rcs (il Corriere è strategico per definizione) e in Eurostazioni (utile al business della controllata Pirelli Re). Nella migliore delle ipotesi Pirelli sarà caricata a fine anno da un debito di 2,5 miliardi: un po’ tirato, ma non insostenibile dicono gli esperti. Anche se la mancanza di rating della Pirelli e il flop dell’Ipo sugli pneumatici rendono difficile un miglioramento della posizione finanziaria e dei costi con l’emissione di un bond. Olimpia, scendendo per i rami, ha un debito di 3,1 miliardi (tutti con finanziamento bancario, di cui 2,4 sindacati). Anche in questo caso il debito ha un costo variabile e dal 2007 ci sarà uno scalone che lo renderà più caro. I dividendi che entrano in cassa dal 18% di Telecom (337 milioni) coprono gli interessi sul debito: ma la forchetta dividendi che aumentano più del costo del debito, quanto può durare? E infine Telecom. Tronchetti negli ultimi anni ha fatto un lavoro improbo per ridurne il peso. Ma assecondando il mercato e Lazard che lo hanno consigliato di ricomprarsi le minoranze di Tim, lo ha riportato a livelli alti: è poco superiore ai 39 miliardi. In questo caso per il 70 per cento è a tasso fisso, con scadenze molto più lunghe nel passato.

E con qualche freccia, di cui Tronchetti non vuol sentir parlare, ma che rappresenta riserva di valore: parliamo della televisioni raggruppate in Ti Media che oggi proprio per queste ipotesi speculative capitalizza più di 1,2 miliardi. Non è la foto di un gruppo al collasso. È l’istantanea di una situazione che cambia ogni giorno e che potrebbe rivoluzionarsi se Olimpia e Pirelli dovessero consolidare integralmente.

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