Dal business della cornetta al quello delle polizze: Gabriele Galateri lascia lorbita Telecom per salire alla presidenza delle Generali: si accomoderà sulla poltrona, ancora «calda», di Cesare Geronzi che dopo meno di un anno si è dimesso per evitare laffronto di vedersi togliere la fiducia dalla maggioranza del consiglio. Le ultime perplessità sono state sciolte ieri mattina, in tempo per il consiglio del Leone che ha cooptato allunanimità Galateri e ne ha sancito la promozione a presidente: il diciottesimo nellormai quasi bicentenaria storia della compagnia. Lad di Mediobanca Alberto Nagel, primo azionista del Leone con il 13,4%, aveva giocato la «carta» Galateri già al consiglio di mercoledì. Spirito sabaudo, due terzi di nobiltà su cui si dice non ami soffermarsi, il manager è stato da subito presentato al board come il giusto tassello per applicare la governance delle Generali, forse anche per lunderstatement che lo ha accompagnato fin dal suo impegno al fianco della famiglia Agnelli. Non solo Galateri, sposato con Evelina Christillin, conosce già il management di Trieste, di cui è già stato vice presidente sempre su mandato di Piazzetta Cuccia. Listituto si appresta ora a ratificare la scelta al comitato nomine, in vista del definitivo passaggio allassemblea delle Generali. Galateri avrebbe dovuto assumere la presidenza Telco, la holding di Telecom, dove a questo punto dovrebbe restare Aldo Minucci.
Le Generali sotto la gestione Geronzi hanno fatto i conti con la prova di forza tra il banchiere romano e lad Giovanni Perissinotto, cui spettano tutte le deleghe, per occupare il baricentro «politico» del gruppo mentre il consiglio si spaccava tra gli attacchi sferrati contro Geronzi dal padrone della Tods Diego Della Valle e la controffensiva di Vincent Bollorè. La battaglia è culminata nellastensione del finanziere bretone sul bilancio del Leone, di cui è vicepresidente. La scelta di un «presidente di garanzia» come Galateri vuole quindi sancire il ritorno di Trieste alla «normalità». Non per niente Galateri, con un tocco da raffinato diplomatico, ha subito ribadito l«impegno a sostenere il management» perché la società raggiunga «traguardi ancora più ambiziosi» degli attuali. Il metro dellefficienza sarà quello cui gli azionisti misureranno da qui alla fine del mandato lefficacia della gestione Perissinotto, prima di valutarne la riconferma, così come del «capo» per lItalia, Roberto Vagnone. Sostanzialmente due le sfide industriali del Leone: aumentare la proiezione internazionale e riequilibrare il peso del ramo Danni rispetto al Vita, potenziando al contempo lasset management. Nella speranza di ridare slancio al titolo in Borsa (+1,25% ieri) e sostenere i dividendi attesi dai soci.
Generali ha rappresentato a lungo il maggiore avamposto industriale del «sistema» Mediobanca, determinante con Nagel anche nel dare la spallata definitiva a Geronzi. Lattivismo dei soci industriali tradisce però il desiderio di fare sentire tutto il proprio peso. Ieri da De Agostini filtrava infatti una «soddisfazione piena» per il ritorno a Trieste di un uomo come Galateri «coerente» col modello di governance prescelto, mentre il consigliere Della Valle parlava di «un bel segnale per il Paese». Anche perché Mediobanca dovrà fare i conti con il fattore, potenzialmente destabilizzante, dei soci francesi che riconoscono in Bollorè la propria guida: a Parigi fa capo il 10% sindacato di Piazzetta Cuccia. Ieri Bollorè ha deposto le armi dicendosi «molto lieto» per la nomina di Galateri, «un uomo molto intelligente» ma in Piazzetta Cuccia già si studia il nuovo disegno del patto parasociale.
Infine, non hanno al momento seguito le polemiche sulle operazioni che Geronzi ha indicato come motivi di divisioni presenti e future nella compagnia.
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