Nell’assemblea del patto di sindacato che si riunisce oggi per esaminare i conti semestrali di Mediobanca, approvati in precedenza dal cda, c’è da scommettere che i grandi soci parleranno anche di Generali, dopo il lungo braccio di ferro tra il presidente Cesare Geronzi e il consigliere Diego Della Valle. Intanto perché entrambi siedono nel patto di Piazzetta Cuccia; poi perché Generali è la più importante tra le partecipazioni di Mediobanca (ha 13,4%). E il fatto che per un paio di settimane la gestione della compagnia sia stata nell’occhio del ciclone dei media e del mercato, fino alle dimissioni dal cda di mister Luxottica, Leonardo Del Vecchio, non può non aver creato un po’ di apprensione. Peraltro gli strascichi del cda si sono visti anche ieri, con un articolo del Wall Street Journal che, tardivamente, rinfocolava le polemiche sul ruolo non esecutivo del presidente di Generali, sopite dopo il cda di mercoledì. E altri strascichi sono attesi oggi: sia per l’intervista (forse un po’ superata) di Della Valle all’ Espresso , su un Geronzi «che dovrebbe andare in pensione », ma rilasciata prima della riunione di mercoledì; sia per un retroscena di Panorama nel quale si fanno le pulci alle dimissioni di Del Vecchio svelando che i motivi non sarebbero legati alle sole mosse di Geronzi, ma partirebbero da lontano: da scelte di gestione (nell’immobiliare, nella tesoreria, nelle banche) che il management non ha condiviso con i consiglieri. E in effetti, ora che le bocce sono ferme, il quadro intorno Generali si fa più chiaro. Da un lato Della Valle ha portato a casa il risultato di rendere più nitida la governance, al di là del personalismo contro Geronzi. Dall’altro,ricostruendo il confronto che si è concluso nel cda di mercoledì, si apprende che Mediobanca, con il suo ceo Alberto Nagel, ha svolto un ruolo chiave di mediazione e, al netto di tutte le reali differenze «generazionali », ha sostenuto lo stesso Geronzi. Per Mediobanca le imperfezioni della governance di Generali sulle partecipazioni, dopo la profonda riforma di primavera, stavano nelle cose: da mettere a punto. Così come sta nelle cose che un banchiere navigato e introdotto nelle stanze del potere come Geronzi faccia il presidente a modo suo, ma senza per questo mai danneggiare la compagnia, come non è avvenuto negli anni di Mediobanca. Dunque il chiarimento sulle partecipazioni di sistema e di potere e i pieni poteri suqueste assegnati al ceo Perissinotto, rendono solo più sano il percorso di Generali. E più chiaro il ruolo di Geronzi,che tra l’altro rappresenta il gruppo nei patti di sindacato, previa condivisione dei temi con Perissinotto (lo prevedeva già una delibera).
Ed è quest’ultimo,in fin dei conti, quello da cui i soci ora pretenderanno di più: gli alibi del passato sul condizionamento di Mediobanca o sulle ingerenze del presidente, sono cadute del tutto. E Perissinotto ha in mano tutte le leve (e le responsabilità) per portare a casa i risultati. Che ora più che mai gli vengono chiesti dai soci che pretendono di più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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