Da Generali il rendimento atteso

Il primo semestre della nuova era della previdenza complementare, che rappresentava un importante punto di verifica, è ormai alle spalle. I risultati hanno evidenziato come sia stato fatto un importante passo verso la costruzione, per ogni lavoratore, della propria pensione complementare. È un merito di tutti: istituzioni, organi di stampa, aziende, organizzazioni sindacali e operatori privati (compagnie di assicurazioni e banche).
Ma c’è ancora un rilevante numero di lavoratori dipendenti (oltre il 70%) che ancora non ha deciso e ha preferito mantenere il proprio Tfr in azienda. L’obiettivo prioritario dei prossimi mesi del 2008 è, quindi, quello di fornire a questi lavoratori le informazioni utili a valutare quanto sia importante per il loro futuro aderire alla previdenza complementare e far conoscere le opportunità loro riservate: il contributo del datore di lavoro e gli ampi benefici fiscali, innanzitutto.
La riforma cosiddetta del Tfr, infatti, ha contribuito ad aumentare il tasso di adesione alla previdenza complementare, ma i risultati sono stati inferiori alle reali necessità dei lavoratori. L’industria delle assicurazioni può dare un deciso contributo all’aumento del tasso di partecipazione, ma è necessario velocizzare i tempi per permettere a ciascun lavoratore di avere il tempo necessario a costruirsi una pensione integrativa. Un lavoratore che voglia colmare l’attuale gap tra pensione pubblica e il «mitico» 80% dell’ultimo stipendio, deve versare circa il 4% del reddito alla previdenza per 35 anni.
Questa percentuale sale però a circa il 20% se lo fa per 15 anni: si tratta di un livello di contribuzione poco compatibile con il mantenimento del tenore di vita del lavoratore, su cui grava già un’aliquota di contribuzione previdenziale di circa il 33% (tra datore di lavoro e lavoratore).
In questo contesto le aziende stesse svolgono un ruolo fondamentale e gli operatori privati, infatti, stanno dando un importante contributo nella diffusione delle informazioni a favore della previdenza complementare. Questa attività viene svolta nell’interesse dei lavoratori, soprattutto nei confronti di quelli più giovani, per offrire un’adeguata conoscenza del sistema previdenziale, della propria posizione pensionistica e dei cambiamenti in atto. La sfida, oggi, è quella di coinvolgere più persone possibile nella previdenza integrativa perché il concorrente più pericoloso è la scelta per il «no» alla previdenza. Garantire una consulenza professionale e personalizzata sui bisogni specifici del cliente è necessario per integrare le prestazioni della previdenza pubblica.
C’è un ulteriore aspetto però da presente. Le analisi dei dati hanno evidenziato come la maggior parte degli indecisi, o di coloro che hanno preferito mantenere per il momento in azienda il Tfr, sia concentrato nelle piccole e medie imprese. Un messaggio particolare va quindi rivolto anche agli imprenditori, che devono rappresentare ai propri dipendenti la previdenza complementare come un tassello fondamentale per la costruzione di un tenore di vita adeguato durante la quiescenza.

A questo proposito è giusto ricordare che ogni lavoratore può costruire la propria previdenza complementare con strumenti diversi: con il fondo negoziale di categoria; aderendo a un fondo pensione aperto su base collettiva aziendale o sottoscrivendo, infine, un fondo aperto ad adesione individuale o un piano di previdenza individuale.

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