Germania, la lotta ai fanatici si fa coi fumetti

da Berlino

Ci sono tanti modi per combattere il fanatismo islamico che serpeggia tra gli immigrati. Le autorità di un grande land tedesco, quello della Westafalia-Renania del nord, ne hanno escogitato uno originale: raccontare sotto forma di fumetto come sia facile cadere nella trappola di chi predica intolleranza e violenza in nome della religione.
E così da qualche giorno nelle scuole inferiori del land, soprattutto in quelle dove più alta è la percentuale di allievi musulmani, circola un fumetto che racconta la storia di due ragazzini, uno tedesco e uno turco, che rischiano di essere plagiati da un ragazzo più grande le cui idee non sono molto diverse da quelle di Bin Laden. Ma poiché in un fumetto educativo l’happy end è d’obbligo, alla fine i due ragazzini capiscono che il più grande racconta solo frottole e lo mandano a quel paese. L’idea è del ministero dell’Interno, allarmato da un’indagine secondo la quale i germi del fanatismo islamico incominciano a circolare già nelle scuole. Protagonisti della storia sono Andy, il bambino tedesco, e Murat, il suo compagno di classe turco. I due sono amici per la pelle e Andy ha anche un debole per Ayshe, la sorellina di Murat. Tutto bene fino a quando Murat non cade in depressione perché non riceve mai risposta alle sue letterine per uno stage in un’impresa tedesca. Un compagno più grande, Harun, anche lui turco e musulmano, spiega a Murat: «Vieni discriminato». Murat finisce per ubbidire a tutto ciò che gli ordina Harun: di non vedere più Andy perché è un infedele, di proibire alla sorellina di andare al cinema e di frequentare i corsi di uno sceicco che insegna che le discriminazioni si superano solo opponendo violenza a violenza.
Il povero Murat sta per diventare un fanatico quando una sera trova tante letterine: più di un’impresa è pronta a prenderlo appena avrà l’età giusta.

Così capisce che Harun ha cercato solo di plagiarlo. Certo la storiella è un po’ ingenua ma è diretta ai bimbi tra gli 8 e i 10 anni. L’importante - dicono gli autori - è che il messaggio contro intolleranza e violenza raggiunga non solo gli adulti ma anche i bambini.

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