Era fatale che la questione delle materne comunali milanesi finisse nel regno delle carte bollate, dove la magistratura applica le norme e talvolta le fabbrica, con uninterpretazione, come dire, creativa, e fissa così direttive e rotte. Il Comune ha emesso tempo fa una circolare con cui si escludevano i bambini degli immigrati irregolari dalle materne. Lo ha fatto sulla base di leggi e regolamenti fin qui indiscussi, ma subito è incorso nella scomunica demagogica del ministro Fioroni. Una madre marocchina ha fatto ricorso e il giudice le ha dato ragione: anche i figli dei clandestini vanno accolti. Il Comune ha agito in base alle leggi, ma pare che altre contraddicano quelle norme. Nella culla del diritto, a cavallo del cavillo, si può sostenere tutto.
Era, ancora, fatale che il contenzioso alimentasse una polemica politica, cè anche il sospetto che il caso sia stato scientemente montato, se è vero che la madre marocchina che ha fatto ricorso al giudice avrebbe potuto comunque ottenere laccoglimento della domanda discrizione, in quanto è in attesa del permesso di soggiorno. I tempi sono quelli che sono, la predicazione della solidarietà a tutti i costi può diventare un efficace corpo contundente da usare nella lotta politica, specie se rinforzata da sentenze o ordinanze. Ed è per questo che gli esponenti della sinistra che predica le «porte aperte» sparano contro chiunque chieda il rispetto della legalità.
I cittadini sono sconcertati. Hanno la sensazione di vivere in un singolare Paese in cui le leggi si scontrano e si elidono. Hanno, inoltre, lamara certezza che alla fine saranno loro a pagare: o con lesclusione da servizi che vengono dirottati a soggetti non invitati, o comunque col fardello delle tasse, che picchiano duro, alimentando quella spremitura che gli esperti eufemisticamente chiamano «fiscalità generale». In fondo, i cittadini hanno il torto innegabile di essere «regolari», noti allanagrafe e al fisco, smarriti in un mondo in cui gli irregolari si muovono con prepotenza, spesso con violenza. Assistono inermi al degrado di centri storici e periferie e se osano protestare sono iscritti dufficio nellalbo dei razzisti.
Salvatore Scarpino
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